TinyDropdown Menu diaconiperugia: XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

sabato 11 settembre 2010

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

LA LITURGIA DEL GIORNO
12 Settembre 2010















Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Verde


Antifona d'ingresso

Da’, o Signore, la pace a coloro che sperano in te;
i tuoi profeti siano trovati degni di fede;
ascolta la preghiera dei tuoi fedeli
e del tuo popolo, Israele. (cf. Sir 36,15-16)

Colletta

O Dio, che hai creato e governi l’universo,
fa’ che sperimentiamo la potenza della tua misericordia,
per dedicarci con tutte le forze al tuo servizio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Es 32,7-11.13-14)
Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.

Dal libro dell’Èsodo
In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla
terra d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”».
Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervìce. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione».
Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: “Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre”».
Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.
Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 50)
Rit: Ricordati di me, Signore, nel tuo amore.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

SECONDA LETTURA (1Tm 1,12-17)
Cristo è venuto per salvare i peccatori.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Figlio mio, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.
Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Parola di Dio

Canto al Vangelo (2Cor 5,19)

Alleluia, alleluia.
Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione.
Alleluia.

VANGELO (Lc 15,1-32)
Ci sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Parla del Signore.

Preghiera dei fedeli

La tentazione di ingabbiare Dio nei limiti del nostro pensiero è sempre forte. Altrettanto forte dev’essere la nostra voglia di ricercare il volto autentico del Padre.
Preghiamo insieme e diciamo: Signore donaci il coraggio della conversione.

1. Perché di fronte al conflitto sappiamo sempre dialogare in vista della riconciliazione. Preghiamo.

2. Perché il tuo perdono sia di stimolo per perdonare. Preghiamo.

3. Perché sappiamo utilizzare la nostra forza per resistere al male e non per schiacciare coloro che riteniamo malvagi. Preghiamo.

4. Perché anche nella nostra miseria ci ricordiamo di essere tuoi figli, amati e mai lasciati in preda alla disperazione. Preghiamo.

O Padre, la tua gioia per l’esistenza di ogni uomo non si spegne nemmeno di fronte alle nostre più gravi mancanze. Aiutaci, quando non sappiamo da dove ripartire, a ripartire da te. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte

Accogli con bontà, Signore,
i doni e le preghiere del tuo popolo,
e ciò che ognuno offre in tuo onore
giovi alla salvezza di tutti.
Per Cristo nostro Signore.

Antifona di comunione

Quanto è preziosa la tua misericordia, o Dio!
Gli uomini si rifugiano all’ombra delle tue ali. (Sal 36,8)

MEDITAZIONE

Oggi abbiamo ascoltato una delle pagine più belle del Nuovo Testamento. Quella che chiamiamo parabola del figliol prodigo, ma che potremmo chiamare meglio parabola del padre misericordioso. Potremmo dire che questa parabola è il ritratto più perfetto del Padre del cielo. Se qualche volta ci vengono dubbi su Dio, vale la pena leggere con calma questa parabola e di sicuro la nostra fede diventerà più solida. Ci costerà meno credere in Dio.

In questa parabola ci sono tre protagonisti, oltre ai personaggi secondari come i lavoratori della casa, il proprietario dei maiali, il domestico che parla col figlio maggiore, i musicisti. I grandi protagonisti sono il figlio minore che va via di casa; il figlio maggiore che quando vede il padre perdonare il fratello non vuole entrare in casa; e soprattutto, il padre, che è Dio stesso, il padrone di casa.
(La parabola della casa)
A volte, nell'omelia, si commenta l'atteggiamento sbagliato del fratello minore, a volte si insiste di più sulla poca sensibilità del figlio maggiore, oppure si commenta la figura del Padre che perdona tutto.
Quest’anno mi piacerebbe fissarmi su un dettaglio che richiama la mia attenzione: la casa. Non la si cita molto nel corso della parabola, ma è sempre lì sullo fondo. Nella casa abitano i tre protagonisti, oltre ai domestici. Sembra che il Padre si trovi a suo agio in casa, per lo meno mentre stanno tutti insieme. Dà l'impressione di essere un uomo di casa. Ma, se è necessario, esce. Con la partenza del minore, ogni giorno esce di casa, e si addentra per le strade della vita per vedere se torna. Perché il figlio minore non si trovava a gusto in casa. La casa gli cadeva addosso. Doveva trovare tutto noioso e monotono, sempre uguale, e per questo va via, certamente con grande dispiacere di suo padre. Ma quando le cose vanno male, il ragazzo torna a casa, e gli sono aperte le sue porte. È allora che il figlio maggiore si rifiuta di entrare in casa, quando sente il suono della musica e della festa che celebrano il ritorno a casa del fratello prodigo. Allora il Padre, pieno di pazienza, torna ad uscire di casa per riappacificare il suo figlio maggiore, bravo ragazzo ma piuttosto intollerante ed intransigente...
La casa di questa famiglia era una continuo entrare ed uscire. Il padre entra ed esce, il piccolo esce e ritorna, il maggiore non vuole entrare anche se sembra che alla fine entri. Si ha l'impressione che la porta di casa fosse sempre aperta o che tutti avessero le chiavi. Ci sono tante famiglie che hanno vissuto sulla propria pelle questa storia del padre misericordioso!
(La Chiesa e la parrocchia, una casa aperta)
A me piacerebbe molto che la Chiesa assomigliasse sempre più a questa casa della parabola. Casa aperta, nella quale non si costringe nessuno a viverci, disposta sempre ad accogliere quelli che tornano o che vengono per la prima volta. Casa nella quale devono convivere mentalità differenti, casa in cui si lavora molto, ma nella quale non mancano momenti di gioia e di festa.
Anche la parrocchia deve somigliare alla casa del Padre misericordioso. Nelle parrocchie abbiamo visto più di uno andarsene via; abbiamo visto alcuni ritornare; altri che sono spariti, altri che sono rimasti. Ma la parrocchia ha sempre le porte aperte, perfino fisicamente. Una chiesa aperta nel cuore della città o del paese può essere un richiamo di Dio.
Dio è sempre lì e aspetta noi e tutti i suoi figli, tanto quelli che sono andati via, seguendo i loro comodi, come quelli che sono rimasti brontolando e rimproverando agli altri i loro errori.
Dobbiamo rallegrarci soprattutto quando vediamo che molti nostri fratelli ritornano a casa. Una casa aperta come quella della parabola.

FREDERIC RÁFOLS

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