TinyDropdown Menu diaconiperugia: novembre 2011

domenica 27 novembre 2011

Ordinazione Diaconale di Ferdinando Ricci-27 Novembre 2011


Altri due due diaconi a servizio della Chiesa Perugina

Saranno ordinati il 27 novembre alle ore 18


La comunità diocesana è in festa per l’ordinazione diaconale, domenica 27 alle ore 18 in Cattedrale, di due diaconi permanenti: mons. Gualtiero Bassetti ordinerà Ferdinando Ricci, della comunità interparrocchiale di S.Martino in Campo e S.Martino in Colle,Sant'Enea,S.Maria Rossa e S. andrea d'Agliano e Vincenzo Genovese della comunità  parrocchiale di S.Silvestro in Solfagnano-Parlesca.Il diacono è un ministro ordinato, impegnato in primo luogo nel servizio della carità, dell’evangelizzazione e nel servizio liturgico. 















FERDINANDO RICCI
nato nel 1957 a Perugia, è sposato co Doretta Ramacciani dal 1983.
Hanno due figli, Eleonora di 25 anni e Vincenzo di 24 anni.
Fanno parte della Parrocchia di S.Martino in Campo dove prestono il proprio servizio ai giovani e hai fanciulli per l'inizazione Cristiana.
L'aspetto importante è dato dal fatto che la scelta di intraprendere il cammino di formazione per essere fra non molto ordinato Diacono permanente.












VINCENZO GENOVESE
nato nel 1964, è sposato con Maria Cristina Fruganti dal 1995.Hanno due figli, Francesco e Maria Benedetta, rispettivamente di 8 e 13 anni.
Dal 1999 vive nel territorio della Parrocchia di Solfagnano.
Laureato in Giurisprudenza è docente di Diritto presso un Istituto di Istruzione Superiore Statale.Insieme alla moglie è membro della Comunità Magnificat ed attualmente svolge il ministero di Responsabile della Zona di Perugia insieme alla moglie è stato chiamato dal Parroco ad occuparsi della pastorale familiare, in particolare segue le coppie che frequentano i corsi in preparazione al Matrimonio; con il figlio Francesco anima, con il servizio della musica e del canto, la liturgia domenicale nella parrocchia di S.Silvestro in Solfagnano-Parlesca.

LA DIOCESI PERUGINA INFORMA

sabato 19 novembre 2011

venerdì 18 novembre 2011

Parrocchia S. Maria Assunta di Castel del Piano-Perugia

Carissimi 




questa sera 18 Novembre 2011 alle ore 21.00  dall'Arcivescovo di Perugia mons.Gualtiero Bassetti nella Parrochia della di S. Maria Assunta
in Castel del Piano-Perugia
- Valeriano Bibi, Luigi Germini, Massimiliano Gamboni, Giovanni Lolli,Enzo Marchesi,GianPiero Marozzi,Paolo Sorbelli  riceveranno il
Ministero del Lettorato;
 
Li Accompagniamo con la preghiera in questa tappa importante verso il ministero presbiterale. Il Signore Risorto li sostenga con la forza del suo Spirito perché siano annunciatori miti e forti della Parola che salva, ed esprimano nella loro vita un generoso servizio ai fratelli.

 


Castel del Piano 2011-Conferimento del Ministero del Lettorato

mercoledì 16 novembre 2011

LA DIOCESI DI PERUGIA-CITTA' DELLA PIEVE DAL PAPA

PERUGIA: 4 MILA PELLEGRINI AD PETRI SEDEM E ALL’UDIENZA DEL PAPA GUIDATI DALL’ARCIVESCOVO MONS. BASSETTI. DIVERSI I RAPPRESENTANTI DELLE ISTITIZIONI CIVILI ED ACCADEMICHE E DEL MONDO DEL LAVORO PRESENTI.




                                               L’UDIENZA GENERALE, 16.11.2011

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza S. Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti da ogni parte del mondo e dall’Italia. La Diocesi di Perugia era presente con  circa 4000 Pellegrini accompagnati dall’Arcivescovo Gualtiero Bassetti e dal Vescovo Giuseppe Chiaretti.
Nel discorso in lingua italiana, concludendo il ciclo di catechesi dedicato alla preghiera nel Libro dei Salmi, il Papa ha incentrato la sua meditazione sul Salmo 110 (109), sul Re Messia.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica
.



CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Salmo109

Cari fratelli e sorelle,
vorrei oggi terminare
le mie catechesi sulla preghiera del Salterio meditando uno dei più famosi "Salmi regali", un Salmo che Gesù stesso ha citato e che gli autori del Nuovo Testamento hanno ampiamente ripreso e letto in riferimento al Messia, a Cristo. Si tratta del Salmo 110 secondo la tradizione ebraica, 109 secondo quella greco-latina; un Salmo molto amato dalla Chiesa antica e dai credenti di ogni tempo. Questa preghiera era forse inizialmente collegata all’intronizzazione di un re davidico; tuttavia il suo senso va oltre la specifica contingenza del fatto storico aprendosi a dimensioni più ampie e diventando così celebrazione del Messia vittorioso, glorificato alla destra di Dio.
Il Salmo inizia con una dichiarazione solenne:
Oracolo del Signore al mio signore: «Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi» (v. 1)
.
Dio stesso intronizza il re nella gloria, facendolo sedere alla sua destra, un segno di grandissimo onore e di assoluto privilegio. Il re è ammesso in tal modo a partecipare alla signoria divina, di cui è mediatore presso il popolo. Tale signoria del re si concretizza anche nella vittoria sugli avversari, che vengono posti ai suoi piedi da Dio stesso; la vittoria sui nemici è del Signore, ma il re ne è fatto partecipe e il suo trionfo diventa testimonianza e segno del potere divino.

La glorificazione regale espressa in questo inizio del Salmo è stata assunta dal Nuovo Testamento come profezia messianica; perciò il versetto è tra i più usati dagli autori neotestamentari, o come citazione esplicita o come allusione. Gesù stesso ha menzionato questo versetto a proposito del Messia per mostrare che il Messia è più che Davide, è il Signore di Davide (cfr Mt 22,41-45; Mc 12,35-37; Lc 20,41-44). E Pietro lo riprende nel suo discorso a Pentecoste, annunciando che nella risurrezione di Cristo si realizza questa intronizzazione del re e che da adesso Cristo sta alla destra del Padre, partecipa alla Signoria di Dio sul mondo (cfr Atti 2,29-35). È il Cristo, infatti, il Signore intronizzato, il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio che viene sulle nubi del cielo, come Gesù stesso si definisce durante il processo davanti al Sinedrio (cfr Mt 26,63-64; Mc 14,61-62; cfr anche Lc 22,66-69). È Lui il vero re che con la risurrezione è entrato nella gloria alla destra del Padre (cfr Rom 8,34; Ef 2,5; Col 3,1; Ebr 8,1; 12,2), fatto superiore agli angeli, seduto nei cieli al di sopra di ogni potenza e con ogni avversario ai suoi piedi, fino a che l’ultima nemica, la morte, sia da Lui definitivamente sconfitta (cfr 1 Cor 15,24-26; Ef 1,20-23; Ebr 1,3-4.13; 2,5-8; 10,12-13; 1 Pt 3,22). E si capisce subito che questo re che è alla destra di Dio e partecipa della sua Signoria, non è uno di questi uomini successori di Davide, ma solo il nuovo Davide, il Figlio di Dio che ha vinto la morte e partecipa realmente alla gloria di Dio. È il nostre re, che ci dà anche la vita eterna.
Tra il re celebrato dal nostro Salmo e Dio esiste quindi una relazione inscindibile; i due governano insieme un unico governo, al punto che il Salmista può affermare che è Dio stesso a stendere lo scettro del sovrano dandogli il compito di dominare sui suoi avversari, come recita il versetto 2:

Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!


L’esercizio del potere è un incarico che il re riceve direttamente dal Signore, una responsabilità che deve vivere nella dipendenza e nell’obbedienza, diventando così segno, all’interno del popolo, della presenza potente e provvidente di Dio. Il dominio sui nemici, la gloria e la vittoria sono doni ricevuti, che fanno del sovrano un mediatore del trionfo divino sul male. Egli domina sui nemici trasformandoli, li vince con il suo amore.
Perciò, nel versetto seguente, si celebra la grandezza del re. Il versetto 3, in realtà, presenta alcune difficoltà di interpretazione. Nel testo originale ebraico si fa riferimento alla convocazione dell’esercito a cui il popolo risponde generosamente stringendosi attorno al suo sovrano nel giorno della sua incoronazione. La traduzione greca dei LXX, che risale al III-II secolo prima di Cristo, fa riferimento invece alla filiazione divina del re, alla sua nascita o generazione da parte del Signore, ed è questa la scelta interpretativa di tutta la tradizione della Chiesa, per cui il versetto suona nel modo seguente:

A te il principato nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho generato.


Questo oracolo divino sul re affermerebbe dunque una generazione divina soffusa di splendore e di mistero, un’origine segreta e imperscrutabile, legata alla bellezza arcana dell’aurora e alla meraviglia della rugiada che nella luce del primo mattino brilla sui campi e li rende fecondi. Si delinea così, indissolubilmente legata alla realtà celeste, la figura del re che viene realmente da Dio, del Messia che porta al popolo la vita divina ed è mediatore di santità e di salvezza. Anche qui vediamo che tutto questo non è realizzato dalla figura di un re davidico, ma dal Signore Gesù Cristo, che realmente viene da Dio; Egli è la luce che porta la vita divina al mondo.
Con questa immagine suggestiva ed enigmatica termina la prima strofa del Salmo, a cui fa seguito un altro oracolo, che apre una nuova prospettiva, nella linea di una dimensione sacerdotale connessa alla regalità. Recita il versetto 4:

Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek».


Melchìsedek era il sacerdote re di Salem che aveva benedetto Abramo e offerto pane e vino dopo la vittoriosa campagna militare condotta dal patriarca per salvare il nipote Lot dalle mani dei nemici che lo avevano catturato (cfr Gen 14). Nella figura di Melchìsedek, potere regale e sacerdotale convergono e ora vengono proclamati dal Signore in una dichiarazione che promette eternità: il re celebrato dal Salmo sarà sacerdote per sempre, mediatore della presenza divina in mezzo al suo popolo, tramite della benedizione che viene da Dio e che nell’azione liturgica si incontra con la risposta benedicente dell’uomo.
La Lettera agli Ebrei fa esplicito riferimento a questo versetto (cfr. 5,5-6.10; 6,19-20) e su di esso incentra tutto il capitolo 7, elaborando la sua riflessione sul sacerdozio di Cristo. Gesù, così ci dice la Lettera agli Ebrei nella luce del salmo 110 (109), Gesù è il vero e definitivo sacerdote, che porta a compimento i tratti del sacerdozio di Melchìsedek rendendoli perfetti.
Melchìsedek, come dice la Lettera agli Ebrei, era «senza padre, senza madre, senza genealogia» (7,3a), sacerdote dunque non secondo le regole dinastiche del sacerdozio levitico. Egli perciò «rimane sacerdote per sempre» (7,3c), prefigurazione di Cristo, sommo sacerdote perfetto che «non è diventato tale secondo una legge prescritta dagli uomini, ma per la potenza di una vita indistruttibile» (7,16). Nel Signore Gesù risorto e asceso al cielo, dove siede alla destra del Padre, si attua la profezia del nostro Salmo e il sacerdozio di Melchìsedek è portato a compimento, perché reso assoluto ed eterno, divenuto una realtà che non conosce tramonto (cfr 7,24). E l’offerta del pane e del vino, compiuta da Melchìsedek ai tempi di Abramo, trova il suo adempimento nel gesto eucaristico di Gesù, che nel pane e nel vino offre se stesso e, vinta la morte, porta alla vita tutti i credenti. Sacerdote perenne, «santo, innocente, senza macchia» (7,26), egli, come ancora dice la Lettera agli Ebrei, «può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio; egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore» (7,25).
Dopo questo oracolo divino del versetto 4, col suo solenne giuramento, la scena del Salmo cambia e il poeta, rivolgendosi direttamente al re, proclama: «Il Signore è alla tua destra!» (v. 5a). Se nel versetto 1 era il re a sedersi alla destra di Dio in segno di sommo prestigio e di onore, ora è il Signore a collocarsi alla destra del sovrano per proteggerlo con lo scudo nella battaglia e salvarlo da ogni pericolo. Il re è al sicuro, Dio è il suo difensore e insieme combattono e vincono ogni male.
Si aprono così i versetti finali del Salmo con la visione del sovrano trionfante che, appoggiato dal Signore, avendo ricevuto da Lui potere e gloria (cfr v. 2), si oppone ai nemici sbaragliando gli avversari e giudicando le nazioni. La scena è dipinta con tinte forti, a significare la drammaticità del combattimento e la pienezza della vittoria regale.

Il sovrano, protetto dal Signore, abbatte ogni ostacolo e procede sicuro verso la vittoria. Ci dice: sì, nel mondo c'è tanto male, c'è una battaglia permanente tra il bene e il male, e sembra che il male sia più forte. No, più forte è il Signore, il nostro vero re e sacerdote Cristo, perché combatte con tutta la forza di Dio e, nonostante tutte le cose che ci fanno dubitare sull'esito positivo della storia, vince Cristo e vince il bene, vince l'amore e non l'odio.

È qui che si inserisce la suggestiva immagine con cui si conclude il nostro Salmo, che è anche una parola enigmatica.

lungo il cammino si disseta al torrente,
perciò solleva alta la testa
(v. 7).

Nel mezzo della descrizione della battaglia, si staglia la figura del re che, in un momento di tregua e di riposo, si disseta ad un torrente d’acqua, trovando in esso ristoro e nuovo vigore, così da poter riprendere il suo cammino trionfante, a testa alta, in segno di definitiva vittoria. E' ovvio che questa parola molto enigmatica era una sfida per i Padri della Chiesa per le diverse interpretazioni che si potevano dare. Così, per esempio, sant'Agostino dice: questo torrente è l'essere umano, l'umanità, e Cristo ha bevuto da questo torrente facendosi uomo, e così, entrando nell'umanità dell'essere umano, ha sollevato il suo capo e adesso è il capo del Corpo mistico, è il nostro capo, è il vincitore definitivo (cfr Enarratio in Psalmum CIX, 20: PL 36, 1462).

Cari amici, seguendo la linea interpretativa del Nuovo Testamento, la tradizione della Chiesa ha tenuto in grande considerazione questo Salmo come uno dei più significativi testi messianici. E, in modo eminente, i Padri vi hanno fatto continuo riferimento in chiave cristologica: il re cantato dal Salmista è, in definitiva, Cristo, il Messia che instaura il Regno di Dio e vince le potenze del mondo, è il Verbo generato dal Padre prima di ogni creatura, prima dell'aurora, il Figlio incarnato morto e risorto e assiso nei cieli, il sacerdote eterno che, nel mistero del pane e del vino, dona la remissione dei peccati e la riconciliazione con Dio, il re che solleva la testa trionfando sulla morte con la sua risurrezione.

Basterebbe ricordare un passo ancora una volta del commento di sant’Agostino a questo Salmo dove scrive: «Era necessario conoscere l’unico Figlio di Dio, che stava per venire tra gli uomini, per assumere l’uomo e per divenire uomo attraverso la natura assunta: egli è morto, risorto, asceso al cielo, si è assiso alla destra del Padre ed ha adempiuto tra le genti quanto aveva promesso … Tutto questo, dunque, doveva essere profetizzato, doveva essere preannunciato, doveva essere segnalato come destinato a venire, perché, sopravvenendo improvviso, non facesse spavento, ma fosse preannunciato, piuttosto accettato con fede, gioia ed atteso. Nell’ambito di queste promesse rientra codesto Salmo, il quale profetizza, in termini tanto sicuri ed espliciti, il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, che noi non possiamo minimamente dubitare che in esso sia realmente annunciato il Cristo» (cfr Enarratio in Psalmum CIX, 3: PL 36, 1447)

L’evento pasquale di Cristo diventa così la realtà a cui ci invita a guardare il Salmo, guardare a Cristo per comprendere il senso della vera regalità, da vivere nel servizio e nel dono di sé, in un cammino di obbedienza e di amore portato "fino alla fine" (cfr. Gv 13,1 e 19,30). Pregando con questo Salmo, chiediamo dunque al Signore di poter procedere anche noi sulle sue vie, nella sequela di Cristo, il re Messia, disposti a salire con Lui sul monte della croce per giungere con Lui nella gloria, e contemplarlo assiso alla destra del Padre, re vittorioso e sacerdote misericordioso che dona perdono e salvezza a tutti gli uomini. E anche noi, resi, per grazia di Dio, «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa» (cfr 1 Pt 2,9), potremo attingere con gioia alle sorgenti della salvezza (cfr Is 12,3) e proclamare a tutto il mondo le meraviglie di Colui che ci ha «chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa» (cfr 1 Pt 2,9).

Cari amici, in queste ultime Catechesi ho voluto presentarvi alcuni Salmi, preziose preghiere che troviamo nella Bibbia e che riflettono le varie situazioni della vita e i vari stati d’animo che possiamo avere verso Dio. Vorrei allora rinnovare a tutti l’invito a pregare con i Salmi, magari abituandosi a utilizzare la Liturgia delle Ore della Chiesa, le Lodi al mattino, i Vespri alla sera, la Compieta prima di addormentarsi. Il nostro rapporto con Dio non potrà che essere arricchito nel quotidiano cammino verso di Lui e realizzato con maggior gioia e fiducia.

Grazie.

© Bollettino Santa Sede - 16 novembre 2011

sabato 5 novembre 2011

SINTESI DELL’INCONTRO TRA I PRETI E DIACONI DELLA DIOCESI PERUGINA DI GIOVEDI’ 5/10/2011

Dopo la presentazione di Francesco Verzini, al 6° anno di seminario, il Vescovo ha letto la lettera di esortazione in vista del Pellegrinaggio a Roma del 16/11/2011 come segno di comunione con Pietro di tutta la Chiesa Perugino-Pievese.
L’organizzazione sarà centralizzata con referenti i Vicari delle zone pastorali o loro incaricati.
Per la prima zona il referente è il diacono Giancarlo Pecetti (cell.3497485110).
La spesa prevista sarà di circa 35 euro a persona compreso materiale e pranzo al ristorante. Sconti significativi sono previsti per i giovani e le parrocchie avranno cura di aiutare economicamente le famiglie che volessero partecipare. Al Papa verrà consegnata un’offerta consistente per i poveri e come dono le opere di Leone XIII, cioccolatini Perugina e l’immagine della Madonna delle Grazie. Ci si sta informando su un eventuale posto al coperto per coloro che volessero portare il pranzo al sacco.
Viene consigliato all’organizzazione di preparare un opuscolo con preghiere, letture dalla Rerum Novarum e sull’importanza del legame con Pietro oltre ad un dvd con il saluto del Vescovo a tutti i partecipanti.
Si prevedono almeno 3000 persone ma forse la stima è per difetto.
Niente vieta che le varie associazioni e aggregazioni facciano dei pulman per conto loro però per dare valore a questo pellegrinaggio, per convenienza economica e per semplificazione logistica è bene che tutti siano agganciati all’organizzazione della Diocesi.
Domenica 16 ottobre annunci in Chiesa ed invito ad iscriversi. In pulman si farà una colletta libera per la carità del Papa.
Poiché Mercoledì 16 è giorno lavorativo, il Vescovo stesso parlerà con la Dirigente scolastica per gli studenti che volessero partecipare.
Il primo step sarà il 31/10.
Vengono evidenziati i problemi che stanno emergendo con Fontenuovo e le Scuole Cattoliche in quanto il Comune continua a tagliare le integrazioni alle rette.
Per gli oratori poi, dopo l’ultima rata di euro 15.000,00 di questo anno, l’anno prossimo il contributo sarà pari a “0”.
Servono un prete o un diacono e due laici per il Consiglio Pastorale Diocesano. Viene indicato Don Luigi Stella come prete, Giancarlo Pecetti come diacono, sua moglie Maria Luisa e Bernardini Ilaria.
Don Francesco Verzini viene indicato, insieme a Padre Massimo Vedova, come rappresentante della prima zona nell’equipe della Pastorale Giovanile.
Quest’ultima sottolinea l’importanza di lavorare sulla formazione.
Don Alessandro Scarda, animatore vocazionale della Pastorale Giovanile, aiuterà i giovani a scoprire “il sogno di Dio” per la propria vita.
Verranno fatti incontri tra fidanzati giovani e Pastorale Familiare. Un gruppetto di giovani motivati sarà invitato a fare un’esperienza missionaria in Kosovo e Malawi. Ad agosto la Pastorale Giovanile organizzerà un pellegrinaggio in Terra Santa.
Viene ricordato che l’abbazia di Monte Morcino è luogo d’incontro per i giovani e dispone di 50 posti letto.
Il 26/10 il Papa sarà ad Assisi per l’incontro interreligioso.
Il Vescovo sottolinea l’importanza degli esercizi spirituali per il clero che si terranno dal 16 al 21/1/2012, saranno predicati da Mons. Menichelli e per i quali il luogo proposto è Campello sul Clitunno.
Il prossimo incontro è il 3/11 a Fontenuovo alle ore 10.30.

p.Il Vicario Zonale
     Maria Luisa                                                                                   Perugia,12 ottobre 2011