TinyDropdown Menu diaconiperugia: maggio 2008

giovedì 22 maggio 2008

ARCHIDIOCESI DI PERUGIA-CITTA'DELLA PIEVE

CAPITOLO DELLA CATTEDRALE DI SAN LORENZO FESTA E PROCESSIONE DEL
CORPUS DOMINI
DOMENICA 25 MAGGIO 2008
In occasione della solennità del Corpo e Sangue del Signore (Corpus Domini), l'arcivescovo mons.Giuseppe Chiaretti presiederà la santa messa nella cattedrale di
San Lorenzo alle ore 10.00.Al termine della celebrazione, la processione eucaristica, attraversando corso Vannucci, piazza Italia, vialeindipendenza e corso Cavour, giungerà fino alla basilica di San Domenico.Al sacro rito sono chiamate a partecipare tutte le
parrocchie della città, le congregazioni religiose e le associazioni ecclesiali.
Le famiglie che abitano lungo il tragitto della processione sono invitate ad
addobbare finestre e balconi.

mercoledì 21 maggio 2008

Giornata di Preghiera per la Chiesa in Cina

ARCIDIOCESI di Perugia-Città della Pieve
20 Maggio 2008
Giunge dal Segretario di stato il card.Tercisio Bertone l'invito a celebrare una Giornata di preghiera per la chiesa in Cina,"il giorno 24 maggio, che è dedicato alla memoria liturgica della Beata Vergine Maria,Aiuto dei Cristiani,la quale è venerata con tanta devozione nel santuario mariano di Sheshan a Shanghai"
Chiedo perciò di promuovere in diocesi momenti di preghiera in tale ricorrenza,coinvolgendo il clero,i religiosi e le religiose,le associazioni e i movimenti,e i fedeli laici.
Allo scopo il Santo Padre Benedetto XVI ha composto una preghiera a Nostra Signora di Sheshan,onorata nel suo santuario in cima ad una collina di Shanghai.
Con la benedizione.
+ Giuseppe Chiaretti
Preghiera a Nostra Signora di Sheshan Vergine Santissima, Madre del Verbo incarnato e Madre nostra, venerata col titolo di "Aiuto dei cristiani" nel Santuario di Sheshan, verso cui guarda con devoto affetto l’intera Chiesa che è in Cina, veniamo oggi davanti a te per implorare la tua protezione. Volgi il tuo sguardo al Popolo di Dio e guidalo con sollecitudine materna sulle strade della verità e dell’amore, affinché sia in ogni circostanza fermento di armoniosa convivenza tra tutti i cittadini. Con il docile "sì" pronunciato a Nazaret tu consentisti all’eterno Figlio di Dio di prendere carne nel tuo seno verginale e di avviare così nella storia l’opera della Redenzione, alla quale cooperasti poi con solerte dedizione, accettando che la spada del dolore trafiggesse la tua anima, fino all’ora suprema della Croce, quando sul Calvario restasti ritta accanto a tuo Figlio che moriva perché l’uomo vivesse. Da allora tu divenisti, in maniera nuova, Madre di tutti coloro che accolgono nella fede il tuo Figlio Gesù e accettano di seguirlo prendendo la sua Croce sulle spalle. Madre della speranza, che nel buio del Sabato santo andasti con incrollabile fiducia incontro al mattino di Pasqua, dona ai tuoi figli la capacità di discernere in ogni situazione, fosse pur la più buia, i segni della presenza amorosa di Dio. Nostra Signora di Sheshan, sostieni l’impegno di quanti in Cina, tra le quotidiane fatiche, continuano a credere, a sperare, ad amare, affinché mai temano di parlare di Gesù al mondo e del mondo a Gesù. Nella statua che sovrasta il Santuario tu sorreggi in alto tuo Figlio, presentandolo al mondo con le braccia spalancate in gesto d’amore. Aiuta i cattolici ad essere sempre testimoni credibili di questo amore, mantenendosi uniti alla roccia di Pietro su cui è costruita la Chiesa. Madre della Cina e dell’Asia, prega per noi ora e sempre. Amen!

martedì 20 maggio 2008

14-15 GIUGNO 2008

PROGRAMMA
14 giugno 2008 ore 17.00
La famiglia cristiana nella nuova evangelizzazione: identità e missione
Cardinale Carlo Caffarra-Arcivescovo di Bologna Creati per amare:l'amore, il matrimonio, la famiglia nella prospettiva cristiana
Mons.Giuseppe Chiaretti-Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve
La pastorale familiare nell'Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve
Mons.Sergio Nicolli-Responsabile Ufficio nazionale di Pastorale Familiare Verso il convegno regionale delle famiglie (18-19 ottobre 2008)
Sono attesi parroci, diaconi,catechisti per fidanzati, catechisti per adulti, bambini e ragazzi, componenti dei consigli parrocchiali e tutti gli interessati alla pastorale della famiglia
Chiostro di S.Lorenzo ore 20.00 Momento conviviale __________________________
15 giugno 2008 Piazza IV Novembre ore 15.30
Festa in piazza delle famiglie con i figli
Testimonianze di famiglie, movimenti, nuove realtà ecclesiali Animazione
Piazza IV Novembre ore 18.30 CELEBRAZIONE EUCARISTICA
Presieduta da
S.E.mons.Giuseppe Chiaretti con la partecipazione delle corali diocesane
Al termine della celebrazionel'Arcivescovo affiderà le famiglie e i figli alla Vergine Maria
Sono attese le famiglie con i figli, i bambini della prima comunione, i ragazzi della cresima, i giovani degli oratori, tutti gli aderenti alle associazioni giovanili, ai movimenti e alle nuove realtà ecclesiali

domenica 18 maggio 2008

SARO' CON VOI

SANTISSIMA TRINITA' (ANNO A) Colore liturgico: Bianco
SS.TRINITA'
MESSALE
Antifona d'Ingresso
Sia benedetto Dio Padre,e l'unigenito Figlio di Dio, e lo Spirito Santo:perché grande è il suo amore per noi. Colletta
O Dio Padre, che hai mandato nel mondo il tuo Figlio, Parola di verità, e lo Spirito santificatore per rivelare agli uomini il mistero della tua vita, fa' che nella professione della vera fede riconosciamo la gloria della Trinità e adoriamo l'unico Dio in tre persone. Per il nostro Signore... LITURGIA DELLA PAROLAPrima Lettura Es 34, 4b-6. 8-9Signore, Signore, Dio misericordioso e pietoso.
Dal libro dell'EsodoIn quei giorni, Mosè si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano. Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà». Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mio Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa' di noi la tua eredità».
Salmo Responsoriale Dn 3,52.56
A te la lode e la gloria dei secoli!Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo.
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso.
Benedetto sei tu nel trono del tuo regno.
Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi e siedi sui cherubini.
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo.
Seconda Lettura 2 Cor 13, 11-13La grazia di Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai CorinziFratelli, siate lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.
Canto al Vangelo Cf Ap 1,8
Alleluia, alleluia.
Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo:a Dio che è, che era e che viene.Alleluia. Vangelo Gv 3, 16-18Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio».Sulle OfferteInvochiamo il tuo nome, Signore, su questi doni che ti presentiamo: consacrali con la tua potenza e trasforma tutti noi in sacrificio perenne a te gradito. Per Cristo nostro Signore. Prefazio
E' veramente cosa buona e giusta,nostro dovere e fonte di salvezza,rendere grazie sempre e in ogni luogoa te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.Con il tuo unico Figlio e con lo Spirito Santosei un solo Dio, un solo Signore,non nell'unità di una sola persona,ma nella Trinità di una sola sostanza.Quanto hai rivelato della tua gloria, noi lo crediamo,e con la stessa fede, senza differenze,lo affermiamo del tuo Figlio e dello Spirito Santo.E nel proclamare te Dio vero ed eterno,noi adoriamo la Trinità delle Persone,l'unità della natura, l'uguaglianza nella maestà divina.Gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini,non cessano di esaltarti uniti nella stessa lode:
Santo, Santo, Santo ... Antifona alla Comunione Gal 4,6
Voi siete figli di Dio: egli ha mandato nei vostri cuorilo Spirito del Figlio suo, che grida «Abba, Padre».
Dopo la Comunione
Signore Dio nostro, la comunione al tuo sacramento, e la professione della nostra fede in te, unico Dio in tre persone, ci sia pegno di salvezza dell'anima e del corpo. Per Cristo nostro Signore.

domenica 11 maggio 2008

Quale Diacono per quale Città dell'uomo

CONVEGNO DI ASSISI
30 Settembre 2007
INTRODUZIONE del PresidenteEnzo Petrolino
Saluti
Con animo grato al Signore, all'inizio di questo Convegno nazionale, dichiarandone ufficialmente aperti i lavori, desidero rivolgere un saluto cordiale a tutti. Anzitutto a Mons. Pietro Bottaccioli, quale delegato per il diaconato della Commissione Clero e Vita consacrata, che ci incoraggia a proseguire la collaborazione e il servizio che la nostra Associazione vuole offrire alle Chiese che sono in Italia per la promozione e l'incremento del ministero diaconale, com'è nella nostra trentennale tradizione e nei nostri Statuti; ai relatori: Mons. Monari, vice-presidente della CEI e vescovo di Piacenza-Bobbio, Mons. Bregantini, Mons. Paglia, P. Scalia, fratel Arturo Paoli, don Bellia, don Tremolada; ai presbiteri delegati e ai diaconi, alle mogli, ai consacrati, a voi tutti, uomini e donne, il cui prezioso servizio nella Chiesa è destinato a dare un contributo insostituibile e dunque decisivo per l'edificazione della Città di Dio e della Città degli uomini. Un saluto ed un grazie particolare a Rob Mascini, Presidente del Centro Internazionale del Diaconato e fedele frequentare dei nostri Convegni e a Bill Ditewig, Direttore Esecutivo del Diaconato di Washington (Usa). Sono presenti in mezzo a noi anche un diacono di Madrid e della Serbia insieme alla moglie.Un grato ringraziamento al Santo Padre che si è fatto presente attraverso un telegramma inviato dal Segretario di Stato Card. Bertone. Messaggi augurali ci sono giunti anche dal Vicario si sua Santità Card. Ruini, dal Segretario della CEI Mons. Betori e dal Presidente della Commissione episcopale del Clero e Vita consacrata Mons. Castellani. Un grazie a tanti vescovi che ci hanno scritto e ci sostengono soprattutto con la preghiera.Un "benvenuto" a tutti voi, che, con la vostra adesione, sostenete ed incoraggiate la nostra Associazione nel suo lavoro. Benvenuto che unito all'augurio e alla speranza che il lavoro che ci attende in questi giorni, sia ricco di frutti per il ministero diaconale. Questo augurio si fonda sulla certezza che lo Spirito del Risorto è con noi e ci guida, mentre ci accompagnano la protezione di Maria, Serva del Signore, e l'intercessione del Santo Patrono d’Italia, il diacono Francesco.Siamo giunti al XXI Convegno nazionale che la Comunità del diaconato in Italia promuove ogni due anni. Il tema "Quale diacono per quale città dell’uomo" si pone in continuità con l’incontro del 2005 quando ci siamo soffermati a riflettere sul servizio dei diaconi ad intra partendo dalla costituzione conciliare Lumen Gentium. Abbiamo affrontato il tema Diaconi per quale Chiesa? Quest’anno la nostra riflessione è rivolta ad extra, per approfondire il ministero diaconale rileggendo la Gaudium et Spes (GetS)."Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore". Il tema scelto si è ispirato all’incipit della GetS. I diaconi sono chiamati a rendere visibile il mistero dell’incarnazione soprattutto sulle frontiere dove si gioca il futuro dell'uomo e della società, e lungo i sentieri della nuova evangelizzazione. È questo che vogliamo fortemente sottolineare nel Convegno per evitare che il diacono si chiuda nel recinto del sacro, si ripieghi in forme intimistico-devozionali esaurisca il suo servizio nel gruppo ristretto degli affini, ma al contrario si faccia ministro di una Chiesa che è chiamata - come amava ripetere Giovanni Paolo II - a trovare se stessa "fuori" di se stessa.Sicuramente c’è un legame senza soluzione di continuità fra la Chiesa ed il mondo nell’insegnamento del Vaticano II - nessuna separazione, nessuna divisione. La Chiesa esiste ovunque nel mondo, per portarlo alla salvezza e dire l’abbraccio d’amore che permette a tutte le cose di esistere. E uno dei modi con cui il Concilio cercò di supportare questo nuovo atteggiamento della Chiesa di fronte al mondo fu proprio il ripristino del ministero diaconale. La Chiesa primitiva mostra diaconi che svolgevano un ministero nel cuore della vita ecclesiale, stando presso l’altare, ma è un ministero anche nel cuore degli affari del mondo, stando spesso in mezzo ai poveri e ai bisognosi ed amministrando i fondi caritativi della chiesa e la missione verso gli altri. Nelle loro persone, i diaconi esprimevano la non-separazione fra Chiesa e mondo, movendosi agevolmente dall’una verso l’altro. Proprio per questo che i diaconi sono segni di unificazione, veri segni di solidarietà.La non-separazione fra Chiesa e mondo è costitutiva della comunità cristiana. Tuttavia, i diaconi la rendono visibile e la incarnano come un segno chiaro e costante di richiamo per tutti nella Chiesa - e per chiunque nel mondo - che è Dio che ha voluto che così fosse. La storia evidenzia che la Chiesa ha certamente bisogno di questo richiamo visibile al suo interno, al fine di impedire che si crei una barriera tra se stessa e il mondo.Giovanni Paolo II diceva che, al tempo della reintroduzione del diaconato, alcuni vedevano il diaconato permanente come un ponte fra pastori e fedeli. Potremmo anche dire che qui sta il legame stesso tra Chiesa e mondo, liturgia e vita, e così via. Il termine ponte, però, pone anche qualche problema importante di identità (Vedi l’interessante discussione sull’idea di fare da ponte o mediare nel testo della CTI, 92-93). Si parla del diacono come di un ponte proprio per sottolineare la stretta connessione fra Chiesa e mondo, liturgia e vita, pastori e fedeli. Il pericolo, tuttavia, sta nel fatto che l’immagine stessa suggerisce un divario che necessita di essere colmato (e, inoltre, che esso non viene colmato finché non c’è un diacono). Certamente, c’era un divario tra Chiesa e mondo prima del Vaticano II; e se chiamiamo il diacono ponte per forza di cose corriamo il rischio di implicare che ovviamente un divario tra Chiesa e mondo, pastori e fedeli, ecc., in realtà esiste. Come afferma la CTI, l’idea del diaconato come medius ordo (ossia ponte, appunto) "potrebbe finire col sancire ed approfondire, attraverso quella funzione, il divario che avrebbe dovuto colmare" (n. 93). Io direi che è più fedele la visione del Vaticano II, particolarmente come è posta in GetS, che parla di una "non soluzione di continuità" o solidarietà tra Chiesa e mondo, e del diacono come di un segno splendido e speciale di questa continuità ininterrotta (o solidarietà).In molti modi la realizzazione della GetS ci supera addirittura, e parte della lotta per rafforzare questo testo straordinario è sicuramente la lotta per acquistare chiarezza sul ministero e la vita dei diaconi, perché il programma che la GetS traccia è la vera Carta del Diaconato. La nostra insistenza per la chiarezza in merito al ministero diaconale è tesa soprattutto a consolidare l’insegnamento del Vaticano II, che Giovanni Paolo II ha identificato come "la grande grazia mandata sulla Chiesa nel 20° secolo"(NMI, 57). È una grazia che attende ancora di essere recepita pienamente, in modo che la Chiesa possa davvero essere, in questo nuovo secolo, come la GetS enfaticamente la definiva "l’universale sacramento di salvezza" che manifesta ed attualizza allo stesso tempo il mistero dell’amore di Dio per l’umanità (n. 45).Il diaconato ha visto, in un contesto più ampio, consolidarsi nel tempo un notevole consenso ecumenico. Quella della diaconia ecumenica sarà uno dei temi che tratteremo in questo Convegno.Nel rapporto al Sinodo Generale della Chiesa d’Inghilterra da parte di un Comitato di Lavoro della Camera dei Vescovi, viene detto: Nella recente riflessione ecumenica sul diaconato … il ministero dei diaconi è stato visto come quello di un intermediario, un ponte, un inviato il cui speciale ministero è portare il messaggio, il significato e i valori della liturgia, come un’espressione chiave del vangelo, nel cuore del mondo e, per lo stesso segno, portare i bisogni e le cure del mondo nel cuore del culto e della dimensione comunitaria della Chiesa. i diaconi sono stati visti come coloro che, radicati nell’insegnamento e nel culto del Corpo di Cristo, portano la buona notizia, come parola e sacramento e attraverso il servizio di carità, a quelli che Cristo è venuto a cercare e salvare.Questa splendida descrizione ci aiuta a comprendere che i diaconi sono, in realtà, segni per la Chiesa di tutto quello che la Chiesa dovrebbe fare. È fuorviante descrivere e valutare il diaconato solo in termini funzionali. I documenti vaticani del 1998 sul diaconato esprimono ampiamente il valore di segno che il diaconato assume facendo riferimento al diacono come "icona vivente di Cristo Servo dentro la Chiesa". Nell’ordinazione di un diacono, il vescovo prega Dio Padre perché il neo-diacono possa essere "immagine del tuo Figlio che non è venuto per essere servito ma per servire". Particolarmente dal Vaticano II in poi, noi abbiamo compreso che la Chiesa intera è chiamata alla "spiritualità del servizio", perché essa esiste nel mondo per servire la salvezza del mondo stesso. Il Concilio ha restaurato il diaconato come ministero stabile e permanente nella Chiesa perché tale ministero opera come un segno duraturo e vivente che richiama a tutti la nostra collettiva chiamata a servire, "affinché l’intera Chiesa possa meglio esprimere questa spiritualità del servizio, il Signore le dà un segno vivo e personale del suo essere Servo". Ed è importante tener sempre presente questo contesto ecclesiale del diaconato.Per i Padri della Chiesa delle origini, il ministero del diacono aveva un carattere vibrante e distintivo. Papa Paolo VI nel Motu proprio Ad pascendum affermava "Gli scrittori dei primi secoli … danno molti esempi dei molteplici importanti compiti loro affidati, e mostrano chiaramente la grande autorità che essi avevano nelle comunità cristiane e il grande contributo che portavano all’apostolato". I Padri dei primi secoli che tanto influenzarono l’insegnamento del Vaticano II si trovarono di fronte la sfida della predicazione del Vangelo ad un mondo largamente pagano. In questo terzo millennio noi abbiamo di fronte la sfida di una nuova evangelizzazione, ed il Concilio, arricchito dal loro insegnamento, ci ha dato gli strumenti per realizzare questo compito. Il ripristino del diaconato dovrebbe sicuramente essere visto anche in questa luce, come parte integrante del lavoro fatto dal Concilio per preparare l’intera Chiesa ad un rinnovato apostolato nel mondo di oggi. I diaconi sono, dunque, "i pionieri della nuova civiltà dell’amore"Come ho sottolineato all’inizio, è importante guardare alla ripristino del diaconato dentro l’intero contesto del Vaticano II, per poterlo comprendere appieno. Di fatto emergono quattro particolari punti di riferimento.1. Innanzitutto i diaconi sono animatori del servizio che contribuiscono a formare una Chiesa Serva. Il Vaticano II ha insegnato che la Chiesa è "il sacramento universale della salvezza" (LG n. 48), nel suo protendersi verso il servizio alla salvezza del mondo. I diaconi, proprio in quanto dediti al servizio, svolgono un ruolo vitale nell’ancorare la vita dell’intera comunità ecclesiale a questo senso di auto-consapevolezza. Nel 1982, la Commissione Fede e Ordine del Consiglio Mondiale delle Chiese ha espresso questo punto in modo molto chiaro (BEM, n. 111): "I diaconi rappresentano alla Chiesa la sua chiamata ad essere serva nel mondo": per contro, più viviamo come Chiesa che serve, più dovremmo comprendere il diaconato e discernere le vocazioni diaconali.2. In secondo luogo, ispirandosi alle lettere di Ignazio di Antiochia (100 d.c. circa), alla Tradizione Apostolica (terzo secolo) e ad altre fonti antiche, il Vaticano II ha affermato che il vescovo ha in sé "la pienezza del sacramento dell’ordine" ed è il primo celebrante dell’Eucaristia in mezzo al suo popolo.(LG 21,26) "C’è una speciale manifestazione della Chiesa nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni del santo popolo di Dio, soprattutto alla medesima Eucaristia, alla medesima preghiera al medesimo altare, cui presiede il Vescovo circondato dai suoi sacerdoti e ministri" (i diaconi) (SC n. 41).Quando durante il Concilio i vescovi si volsero fonti antiche per render chiaro quale figura di vescovo operasse nella Chiesa primitiva, essi non poterono fare a meno di osservare la presenza del diacono (permanente), il quale era regolarmente al fianco del vescovo nella Chiesa delle origini. L’insegnamento del Vaticano II sul diaconato deve essere visto dentro il complessivo strutturarsi della Chiesa attorno all’Eucaristia, "fonte e culmine di tutta la vita cristiana" (SC n. 10), e della celebrazione dell’Eucaristia attorno al vescovo. In questa connotazione ministeriale della Chiesa tutta, il diacono è fondamentalmente legato sia all’Eucaristia che al vescovo.3. Come terzo aspetto, il Concilio ha insegnato che la liturgia è "il culmine cui tende tutta l’attività della chiesa" ed anche "la fonte da cui promana tutta la sua virtù" (SC,10). L’intera Chiesa, dunque, ha nella sua funzione vitale un duplice movimento, un ritmo regolare che la raduna per la liturgia e poi la fa tornare nel mondo per proclamare e vivere il Vangelo. Una buona liturgia non può non animare l’apostolato. Il Vaticano II ha riportato il vescovo nel cuore della liturgia, ha ricondotto i laici alla partecipazione attiva all’azione liturgica (LG, 10) ed ha anche reintrodotto il diaconato restituendolo al suo luogo proprio all’interno di essa. Papa Benedetto XVI (allora cardinale Ratzinger) ha sintetizzato in modo limpido la dottrina del Vaticano II in questo ambito, affermando che "il culto della chiesa sta nella sua stessa edificazione, dal momento che la sua natura altro non è se non il servizio di Dio e quindi degli uomini e delle donne, ossia il servizio di trasformazione del mondo"..Da quando, sotto la guida dello Spirito Santo, il Concilio ha ripristinato il diaconato e dato grande rilievo all’apostolato dei laici, non è di fatto possibile che il diaconato, propriamente compreso e vissuto, possa in alcun modo inibire l’autentico apostolato dei laici - piuttosto, è vero il contrario. Una delle sfide pratiche che certamente ci si pongono nell’implementare la restaurazione del diaconato è scoprire in che esso possa realmente, come dovrebbe, rafforzare e promuovere l’apostolato dei laici.4. Da ultimo, è altrettanto importante richiamare il legame profondo tra il diaconato e la visione ecclesiologica della GetS di cui parlavo all’inizio. Il diacono dimostra in modo particolare la solidarietà fra Chiesa e mondo affermata nella frase di apertura della GetS, una solidarietà che ha bisogno di essere resa visibile, rafforzata e tutelata, perché la storia mostra quando facilmente essa possa infrangersi. È di grande importanza avere dei "segni" di non-separazione che camminano e parlano - segni di solidarietà i mezzo alla Chiesa -, per radicare questo principio in tutti. Poiché i diaconi hanno un ministero sacro, pubblicamente espresso nella liturgia, ed anche, quasi sempre, una professione secolare ed una vita coniugale e familiare, i diaconi richiamano a tutti che la Chiesa ed il mondo si appartengono reciprocamente. Anche questo punto è stato bene espresso dalla Commissione Fede e Ordine del Consiglio Mondiale delle Chiese nel 1982: "Lottando in nome di Cristo per i numerosissimi bisogni della società e della gente, i diaconi esemplificano l’interdipendenza del culto e del servizio nella vita ecclesiale".Finora, è stato prodotto un solo pronunciamento di accordo ecumenico sul tema del diaconato si tratta del Rapporto di Hannover della Commissione Internazionale Anglicano-Luterana, intitolato Il Diaconato come Opportunità Ecumenica (1996, nn. 28, 51, 22) . Questo apprezzabile testo rafforza quanto appena detto: "L’integrazione del culto e del servizio rimane un impegno per i vari ministeri diaconali della Chiesa". Il ministero diaconale propriamente cerca non solo di mediare il servizio della chiesa a bisogni specifici, ma anche di farsi interprete di quei bisogni presso la Chiesa. Il ruolo "intermediario" del ministero diaconale, dunque, opera in entrambe le direzioni: dalla Chiesa ai bisogni, alle speranze e alle preoccupazioni delle persone dentro e fuori di essa; e da questi bisogni, speranze e preoccupazioni alla Chiesa.Inoltre, quello che i diaconi fanno nella liturgia ed il modo in cui essi di relazionano in essa agli altri ministeri ecclesiali sarà significativo della loro attività e del loro relazionarsi in modo più ampio nel mondo. Proclamando il Vangelo, portando i doni del popolo e preparandoli perché il presidente possa offrirli nella celebrazione, e riportandoli poi consacrati al popolo nella comunione, i diaconi diventano segno della proclamazione della buona Novella e del servizio concreto ai fratelli e sorelle cui essi sono mandati nel mondo.Il diacono partecipa al "ministero di Cristo Servo", il quale ha dato la sua vita in "riscatto per molti" (Mt 20,28), e deve essere "una forza motrice per il servizio", anche se il diacono non ha il monopolio del servizio: questa è la chiamata di ogni discepolo di Cristo. Proprio perché è la chiamata di tutti, però, è molto utile per tutti avere accanto coloro che sono specificatamente impegnati in una profonda configurazione di sé a Cristo Servo, persone che possono porsi come esempi e segni di richiamo per tutti di ciò che veramente dobbiamo essere. È molto incoraggiante scoprire che, pur divergendo in molte altre cose tutte le principali tradizioni cristiane hanno tuttavia dei diaconi.Fondamentalmente la Chiesa esiste per amare il mondo e porsi al servizio della sua salvezza. Dobbiamo protendere lo sguardo fuori, ai bisogni del mondo, senza dimenticare mai che "l’oggetto della diaconia di Cristo è l’umanità". La Chiesa continua ad essere "segno e strumento" della diaconia di Cristo nella storia, e il diacono è il segno e lo strumento di questa diaconia nella Chiesa. Come segno dell’amore di Cristo soprattutto per i poveri e i bisognosi, infatti, i diaconi sono costantemente chiamati a preoccuparsi del senso della vita dell’uomo in qualsiasi condizione egli venga a trovarsi.Bisogna lavorare con tutte le nostre forze per rendere la città degli uomini dignitosa ed abitabile, accogliente e fraterna per tutti. Ma è soprattutto nei poveri che la storia mostra di non essere ancora umanizzata; sono loro, dunque, i destinatari privilegiati del nostro servizio. «I poveri li avrete sempre con voi» (Gv 12,8).Lui, il Povero, torna al Padre, lascia al mondo i poveri come giudizio sul futuro della storia. «Non sempre avrete me: ma i poveri li avrete sempre» (Gv 12,8).Sappiamo che la promessa e l'attesa di ogni epoca è la pace, come regno di giustizia e di fraternità, che sconfina nella utopia di tutti i tempi. Ma oggi siamo a un punto particolare della storia in cui l'utopia, per non rovesciarsi ancor più velocemente in beffa e inganno, deve farsi "profezia": la pace deve essere l'avvenire dei poveri.Se la pace non è prevista, voluta, costruita come sviluppo e pienezza di vita umana - e gli ultimi sono i primi che vanno chiamati al banchetto della vita - essa sfocerà sempre nella corsa fatale al benessere assicurato e il benessere scatenerà la contesa mondiale tra uomini sazi e frustrati e uomini miserabili e umiliati. Dove sta la pace in un futuro nel quale la ingiustizia, la fame, la miseria, la ignoranza preannunciano una guerra permanentemente programmata e legalizzata dai popoli ricchi contro i popoli poveri? Allora non basta più rifiutarsi al dovere di uccidere con la guerra: ormai bisogna opporsi alla pace che uccide.La nostra civiltà ha riempito la terra di beni eppure non ha impedito che l'umanità viva in un deserto di paura e di violenza. È necessario allora che riascoltiamo la Parola che viene dal deserto: «Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4). È la sapienza del Povero il quale «salì sul monte e cosi parlò: Non potete servire a Dio e al Denaro. Perciò vi dico: non inquietatevi, per la vostra vita, di che mangerete e di che berrete: né per il vostro corpo, di che vestirete. La vita non vale forse più del cibo, e il corpo più del vestito?» (Mt 6,25).In questa antica pagina già è fissata «la gerarchia dei valori»: cibo, vestito, corpo, vita. Infatti cosa vale possedere un corpo nutrito e vestito se poi non vive? Ma quale è il «pane della vita» se non la verità, la giustizia, la libertà, l'amore, cioè la Parola che esce dalla bocca di Dio?Anche il nostro secolo non sfugge alla tentazione di «affannarsi dietro molte cose» e trascurare «la sola cosa necessaria» (Lc 10,41). Sta avvilendo e spegnendo la dignità della vita umana attraverso la corsa irrazionale ai consumi e l'istupidimento della pubblicità. Vicino alla società della opulenza si dilata l'umanità della fame. Allora bisogna mangiare la Parola per saper dividere il Pane. La nostra è tutta una umanità affamata: manca di pane perché denutrita di sapienza.Non capiremo mai nulla dei poveri se non scopriremo il «mistero» della povertà. L'indigenza materiale degli altri non è che la rivelazione della nostra indigenza spirituale.La povertà secondo il Vangelo è davvero una virtù del Regno di Dio: è sapienza e forza. Non solo dona il distacco liberatore da tutto quanto non può divenire spazio e respiro di una autentica personalità; dona anche la capacità di resistere alla seduzione demoniaca delle conquiste umane («se mi adorerai, tutto sarà tuo») per assoggettarle alla legge della vita che cresce nella storia. Non è solo una virtù «interiore»: deve tradursi in virtù «politica».Così i poveri della terra oggi ci costringono - ma è anche il loro dono - a capire e accettare la povertà come scelta storica che discrimina tutte le altre scelte. Non si tratta di annientare i poveri ma di liberarli, vale a dire «onorarli», ponendo noi con loro nella condizione di raggiungere la comune dignità umana. La miseria va annientata per conquistare insieme la grandezza della povertà.Pane e vino sono il simbolo eucaristico di tutta la creazione e insieme di tutta la fatica e il dramma storico della umanità. Nel pane e nel vino segretamente converge la inesauribile fecondità di ogni creatura.Allora nel pane e nel vino che vengono innalzati sopra la comunità orante e offerti al Padre, si proclama la dignità inviolabile e la grandezza insostituibile di ogni uomo-figlio di Dio, il quale ha il diritto di ricevere il dono di ogni creatura perché ha il dovere di collaborare a moltiplicare ogni dono per la gioia e la festa di tutti i fratelli.L'eucaristia è il nutrimento che sempre da capo ci ricostruisce come uomini salvati e liberati, perché dentro la storia di tutti testimoniamo e operiamo la salvezza e la liberazione pasquale.Il Crocifisso è l'uomo nuovo. È il povero, il mansueto che ha fame e sete di giustizia, il misericordioso, il perseguitato a causa della giustizia, colui che fa la pace.Nel banchetto eucaristico si danno appuntamento tutte le mense che Cristo in mezzo agli uomini ha voluto frequentare, condividere, imbandire. È la mensa degli amici Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva. È la mensa dell'amore, dello sposalizio a Cana di Galilea. La mensa dei peccatori. Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua. La mensa degli esclusi. Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici invita i poveri, storpi, zoppi, ciechi e sarai beato perché non hanno da ricambiarti...Infine è la mensa del regno. Io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.Celebrare l'eucaristia allora è scuola di sapienza: beatitudine evangelica è fare eucaristia nella vita e nella storia. Ogni giorno si constata che questa storia delude sempre, che questa libertà mai riesce a spezzare le catene delle schiavitù. Il futuro diventa impossibile. La storia non cambierà mai perché è solo un ingranaggio fatale di schiavitù. Così ci si installa nella sfiducia o nella disperazione che sono il suicidio della speranza.Dio cammina con noi verso il futuro e insieme ci viene incontro con i poveri, con coloro che cercano verità, giustizia, libertà. Egli nel «suo giorno» darà pienezza al futuro: «Beati voi poveri, perché di voi è il regno».La speranza non è aspettare ma anticipare. I poveri sono coloro che hanno vinto e continuamente vincono la idolatria delle cose; della libertà, del potere. Dentro, come dice Bernanos, essi portano «il segreto della speranza». Il futuro è veramente Dio che viene attraverso la nostra povertà.Allora, il ministero diaconale può illuminare di senso nuovo anche le attività della "città terrena. Qualunque sia il ruolo di ciascuno di noi nel contesto sociale, dunque, dobbiamo essere sempre un segno vivo della "cura di Dio" per l’umanità. La carità spinge i diaconi, ordinati per il servizio al Signore e ai fratelli, a leggere i segni dei tempi e le sfide dell’oggi con occhi aperti, orecchi attenti, cuore pronto e mani protese a cercare, raggiungere, incontrare e servire i fratelli. Le diverse esperienze di evangelizzazione della fragilità umana, anche grazie all'apporto … dei diaconi permanenti, danno forma a un ricco patrimonio di umanità e di condivisione, che esprime la fantasia della carità e la sollecitudine della Chiesa verso ogni uomo, soprattutto i più poveri. (Nota past. CEI Convegno Verona, n. 12)È la "nuova frontiera" della diaconia ministeriale. Un nuovo esodo, attraverso un difficile deserto, verso una nuova realizzazione pasquale, una nuova dimensione: "tornare ad essere nel mondo quello che l’anima è nel corpo", come dice la lettera a Diogneto.La celebrazione dell'Eucaristia, soprattutto nel giorno del Signore, mentre continuamente modella la Chiesa a immagine di Cristo-Servo, continuamente la "giudica" e la spinge, con la forza dello Spirito, a coniugare insieme il servizio a Dio, quale autentico culto in spirito e verità, e il servizio all'uomo come impegno teso all'integrale promozione della persona e della società.Proprio in quanto celebrazione "epifania" di una Chiesa tutta ministeriale, l'Eucaristia deve spingere a favorire la diaconia di tutto il popolo di Dio, nella diversità e complementarietà dei ministeri suscitati al suo seno dallo Spirito, come pure nella molteplicità dei settori d'impegno in cui la missione della Chiesa è chiamata, oggi soprattutto, a compiersi.Apriamo allora l'intelligenza della nostra fede perché la consapevolezza e la conoscenza del mistero che celebriamo ci guidino alla partecipazione e alla condivisione del mistero che viviamo del servizio di Dio e dell'uomo.Il cammino che ci attende è ancora lungo l'opera instancabile di noi tutti sia rivolta nel promuovere con passione, efficacia e fecondità la diaconia nella Chiesa: camminiamo verso il futuro con gioiosa speranza. Il messaggio di fiducia dei vescovi italiani dopo Verona «si indirizza alle famiglie, ai fedeli laici, ai presbiteri e ai diaconi, ai consacrati, ai missionari. Sono queste le "pietre vive" della speranza, poste dal Signore come segnali indicatori sulla strada verso un'umanità nuova». (Nota past. CEI Convegno Verona, n. 30).*Presidente Comunità del diaconato in Italia

SARO' CON VOI

11 MAGGIO 2008- PENTECOSTE Colore Liturgico: ROSSO

Testi per la preparazione e la celebrazione della Liturgia nella solennità di Pentecoste - A. MESSA VESPERTINA DELLA VIGILIA ANTIFONA D'INGRESSO L’amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito, che ha stabilito in noi la sua dimora, alleluia. (Rm 5,5; 8,1) C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia e la pace di Dio nostro Padre e del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi A. E con il tuo spirito. ATTO PENITENZIALE C. Nel giorno in cui celebriamo la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, anche noi siamo chiamati a morire al peccato per risorgere alla vita nuova. Riconosciamoci bisognosi della misericordia del Padre. (Breve pausa di silenzio) C. Signore, che nell’acqua e nello Spirito ci hai rigenerato a tua immagine, abbi pietà di noi. A. Signore, pietà. C. Cristo, che mandi il tuo Spirito a creare in noi un cuore nuovo, abbi pietà di noi. A. Cristo, pietà. C. Signore, che ci fai partecipi del tuo corpo e del tuo sangue, abbi pietà di noi. A. Signore, pietà. C. Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A- Amen GLORIA A DIO NELL’ALTO CIELI e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen. COLLETTA C. O Dio onnipotente ed eterno, che hai racchiuso la celebrazione della Pasqua nel tempo sacro dei cinquanta giorni, rinnova il prodigio della Pentecoste: fa’ che i popoli dispersi si raccolgano insieme e le diverse lingue si uniscano a proclamare la gloria del tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo... Amen LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Ossa inaridite, infonderò in voi lil mio Spirito e rivivrete. Dal libro del profeta Ezechiéle Ez 37,1-14 In quei giorni, la mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; mi fece passare accanto a esse da ogni parte. Vidi che erano in grandissima quantità nella distesa della valle e tutte inaridite. Mi disse: «Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?». Io risposi: «Signore Dio, tu lo sai». Egli mi replicò: «Profetizza su queste ossa e annuncia loro: Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete. Saprete che io sono il Signore». Io profetizzai come mi era stato ordinato; mentre profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa, che si accostavano l’uno all’altro, ciascuno al suo corrispondente. Guardai, ed ecco apparire sopra di esse i nervi; la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c’era spirito in loro. Egli aggiunse: «Profetizza allo spirito, profetizza, figlio dell’uomo, e annuncia allo spirito: Così dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano». Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato. Mi disse: «Figlio dell’uomo, queste ossa sono tutta la casa d’Israele. Ecco, essi vanno dicendo: Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti. Perciò profetizza e annuncia loro: Così dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio. Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio Salmo Responsoriale Sal. 50 (51) Rit. Rinnovami, Signore, con la tua grazia Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro. R/. Tu gradisci la sincerità nel mio intimo, nel segreto del cuore m’insegni la sapienza. Aspergimi con rami d’issòpo e sarò puro; lavami e sarò più bianco della neve. R/. Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. R/. Rendimi la gioia della tua salvezza, sostienimi con uno spirito generoso. Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode. R/. Seconda Lettura Lo Spirito intercede con gemiti inesprimibili. Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 8,22-27 Fratelli, sappiamo che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza. Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio. Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio Canto al Vangelo R. Alleluia, alleluia. Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli, e accendi in essi il fuoco del tuo amore. R. Alleluia. † Vangelo Sgorgheranno fiumi di acqua viva. Dal vangelo secondo Giovanni Gv 7,37-39 Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato. Parola del Signore. Lode a te o Cristo PROFESSIONE DI FEDE CREDO IN UN SOLO DIO… PREGHIERA DEI FEDELI C. Fratelli e sorelle carissimi, preghiamo il Padre che ci doni per mezzo di Cristo il suo santo Spirito. L. Preghiamo insieme e diciamo: Padre, donaci il tuo Spirito di amore. Per la Chiesa: perché nonostante la diversità di lingue e di culture sappia diffondere fra tutti il dialogo fraterno di figli di Dio, preghiamo: Per tutti i popoli: perché sentano nella loro storia la presenza operante di Dio, apportatrice di libertà, di dignità, di promozione umana, di speranza terrena e ultraterrena, preghiamo. Per la nostra comunità: perché il Padre le doni in Cristo la pienezza dello Spirito Santo che la sostenga in ogni opera e azione di bene, preghiamo. Per tutti noi: perché nella gioia e nella tristezza, nella vita quotidiana e nelle prove, sappiamo ricorrere allo Spirito Santo con docilità e fiducia, preghiamo. C. Rinnova in noi, o Padre, il dono del tuo Spirito, perché illuminati e fortificati possiamo contribuire alla edificazione del tuo Regno qui in terra, e meritare un giorno di essere concittadini del cielo. Per Cristo nostro Signore. Amen LITURGIA EUCARISTICA SULLE OFFERTE Scenda, o Padre, il tuo Santo Spirito sui doni che ti offriamo e susciti nella tua Chiesa la carità ardente, che rivela a tutti gli uomini il mistero della salvezza. Per Cristo nostro Signore. RITI DI COMUNIONE ANTIFONA L’ultimo giorno della festa, Gesù si levò in piedi ed esclamò a gran voce: "Chi ha sete, venga a me e beva", alleluia. (Gv.7,37) DOPO LA COMUNIONE Ci santifichi, o Padre, la partecipazione a questo sacrificio, e accenda in noi il fuoco dello Spirito Santo, che hai effuso sugli Apostoli nel giorno della Pentecoste. Per Cristo nostro Signore. Amen

MESSA DEL GIORNO ANTIFONA D'INGRESSO Lo Spirito del Signore ha riempito l’universo, egli che tutto unisce, conosce ogni linguaggio, alleluia. (Sap. 1,7) C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. Fratelli, eletti secondo la prescienza di Dio Padre mediante la santificazione dello Spirito per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi del suo sangue, grazia e pace in abbondanza a tutti voi. A. E con il tuo spirito. ATTO PENITENZIALE C. Lo Spirito operava agli inizi come oggi nella sua Chiesa come in ciascuno di noi. Apriamoci alla sua luce e chiediamogli di sanare le ferite del nostro peccato. Chiediamoci se abbiamo accolto o abbiamo invece trascurato la presenza di questo ospite divino in noi. (Breve pausa di silenzio) C. Signore, per non aver prestato ascolto alla voce dello Spirito, abbi pietà di noi. A. Signore, pietà. C. Cristo, per non esserci sinceramente impegnati per il bene come lo Spirito ci suggeriva, abbi pietà di noi. A. Cristo, pietà. C. Signore, per non aver reso testimonianza della nostra fede a motivo del rispetto umano, abbi pietà di noi. A. Signore, pietà. C. Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. A- Amen GLORIA A DIO NELL’ALTO CIELI e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente. Signore Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen. COLLETTA O Padre, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra, i doni dello Spirito santo e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo. Per il nostro Signore Gesù Cristo.... Amen. LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare. Dagli Atti degli Apostoli At 2, 1-11 Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio». Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio Salmo Responsoriale Salmo 103 (104) Rit. Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra. Benedici il Signore, anima mia! Sei tanto grande, Signore, mio Dio! Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature. R/. Togli loro il respiro: muoiono, e ritornano nella loro polvere. Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra. R/. Sia per sempre la gloria del Signore; gioisca il Signore delle sue opere. A lui sia gradito il mio canto, io gioirò nel Signore. R/. Seconda Lettura Noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo. Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 1 Cor 12,3b-7.12-13 Fratelli, nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune. Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio SEQUENZA Vieni, santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori. Consolatore perfetto; ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo. Nella fatica, riposo, nella calura riparo, nel pianto, conforto. O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli. Senza la tua forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò ch’è sviato. Dona ai tuoi fedeli, che solo in te confidano i tuoi santi doni. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Canto al Vangelo R. Alleluia, alleluia. Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore. R. Alleluia. † Vangelo Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi. Dal vangelo secondo Giovanni Gv 20,19-23 La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Parola del Signore. Lode a te o Cristo PROFESSIONE DI FEDE CREDO IN UN SOLO DIO, Padre onnipotente,creatore del cielo e della terra,di tutte le cose visibili e invisibili.Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,unigenito Figlio di Dio,nato dal Padre prima di tutti i secoli:Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero,generato, non creato,della stessa sostanza del Padre;per mezzo di lui tutte le cose sono state create.Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo,e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo.Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,morì e fu sepolto.Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture,è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria,per giudicare i vivi e i morti,e il suo regno non avrà fine.Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio.Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato,e ha parlato per mezzo dei profeti.Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica.Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI C. Noi che formiamo un solo corpo plasmato dallo Spirito, preghiamo gli uni per gli altri lasciandoci suggerire nel cuore ciò che lo Spirito stesso desidera farci chiedere al Padre. L. Preghiamo insieme e diciamo: Apri i nostri cuori, Padre, allo Spirito Santo. Guarda alla tua Chiesa, o Padre. Spingila, col soffio del tuo Spirito, sulle strade del mondo ad annunziare a tutti il messaggio della salvezza, preghiamo. Guarda a questo mondo, o Padre. Manda il tuo Spirito creatore a rinnovarlo e a bruciare le ingiustizie e gli egoismi, preghiamo. Guarda ai popoli della terra, o Padre. Fa' che spariscano diversità contrastanti fra le razze, le culture, le religioni, per costruire insieme un vivere più umano, preghiamo. Guarda ai tuoi figli, o Padre. Fa' che nella diversità dei linguaggi, ognuno abbia la capacità di individuare il linguaggio dello Spirito Santo, che è linguaggio di verità e di giustizia, preghiamo. C. Padre, tu che hai risuscitato Cristo, tuo Figlio e hai effuso sulla Chiesa nascente il dono dello Spirito, dona anche a noi di avvertirlo nella nostra vita per godere i frutti promessi a coloro che ti amano. Per Cristo nostro Signore. Amen. LITURGIA EUCARISTICA SULLE OFFERTE Manda, o Padre, lo Spirito santo promesso dal tuo Figlio, perché riveli pienamente ai nostri cuori il mistero di questo sacrificio, e ci apra alla conoscenza di tutta la verità. Per Cristo nostro Signore. Amen. RITI DI COMUNIONE ANTIFONA ALLA COMUNIONE Tutti furono ripieni di Spirito santo e proclamavano le grandi opere di Dio, alleluia (At 2,4.11) DOPO LA COMUNIONE: O Dio, che hai dato alla tua Chiesa la comunione ai beni del cielo, custodisci in noi il tuo dono, perché in questo cibo spirituale che ci nutre per la vita eterna sia sempre operante in noi la potenza del tuo Spirito. Per Cristo nostro Signore. Amen.

venerdì 9 maggio 2008

DIACONATO: Matrimonio e Famiglia

E’ un fatto che il diacono permanente nella quasi totalità dei casi sia un uomo sposato e che, di conseguenza, dal suo essere sia indeducibile il sacramento del Matrimonio.Nel profondo del suo essere il diacono sposato è segnato-consacrato una prima volta nel sacramento del Matrimonio ed una seconda volta nel sacramento dell’Ordine.Non credo si tratti di dover cercare una conciliazione tra l’essere marito e diacono ,quanto piuttosto di assumere una nuova prospettiva ontologica originale.Il diacono assume una nuova condizione d’essere che non è quella del semplice coniugato né quella del semplice ordinato.Per la natura stessa del sacramento che li unisce, anche la sposa del diacono è propriamente coinvolta nella condizione nuova che la coppia viene ad assumere. I due non possono infatti realizzare la propria vocazione singolarmente, ma comunionalmente, come coppia.L’amore tra due esseri con il matrimonio diventa sacramento, essi si santificano donandosi e nella misura in cui essi stessi si donano, si salvano. Con il matrimonio, infatti, gli sposi si assumono anche la responsabilità della salvezza dell’altro.Se lo sposo diventa diacono, in un certo senso la coppia diventa “diaconale” tenendo ben presente che, sebbene nelle conseguenze investa entrambi, il sacramento dell’ordine è ricevuto da un solo membro della coppia, cioè il marito.Uno degli sposi è ordinato, non la coppia: ma l’ordinazione riguarda la coppia; qualunque divisione, soprattutto se causata dal diaconato del marito comporterebbe il venir meno della condizione necessaria posta sin dal principio dal creatore e che cioè i due diventino una sola carne.Uomo e donna sono collocati diversamente in rapporto al diaconato, poiché l’ordinazione dello sposo non cambia lo statuto personale della sposa nell’ambito del popolo di Dio.Tuttavia nell’unità e nell’intimità coniugale, la sposa misteriosamente porta con il suo sposo il sacramento da lui ricevuto.Giustamente dunque la Chiesa richiede per l’ordinazione di un diacono sposato il consenso scritto della moglie.E’ illuminante, riguardo al si previo della sposa, un espressione del teologo mistico Nicola Cabasilas: “ L’Incarnazione fu non soltanto l’opera del Padre, ma anche l’opera dalla volontà e della fede della Vergine. Senza il consenso della purissima, senza il consenso della sua fede, quel disegno era altrettanto irrealizzabile che senza l’intervento delle tre Persone Divine. Come voleva incarnarsi, così voleva che sua Madre lo generasse liberamente, con pieno consenso”[2] E dunque un concorso della fede che viene chiesto alle spose; un atto libero responsabile e volontario di amorevole ed amorosa accoglienza al disegno di Dio sul proprio sposo e sul proprio matrimonio.La scrittura narra di molte storie di donne che sono state chiamate a condividere la vita di fede dei loro mariti assumendo un ruolo decisivo nella storia della salvezza.Si pensi a Sara moglie di Abramo, a Rebecca moglie di Isacco, a Elisabetta moglie del sacerdote Zaccaria, e parlando di matrimonio con-diviso e inserito nel progetto di Dio si pensi anche a Giuseppe sposo di Maria.Il paragone con il “fiat” di Maria sta proprio ad indicare l’accettazione della Grazia ,Maria è tutta Santa perché piena di Grazia, la sua santità le deriva dall’accoglienza del dono per eccellenza.In Maria c’è l’intima unità di amore e servizio che deve essere fatta propria da quanti vivono lo stato coniugale-diaconale.La coppia diaconale viene chiamata ad una vita sponsale che sia segno tangibile e visibile dell’amore sponsale di Cristo per la sua ChiesaLa sposa dona al marito, alla Chiesa e a se stessa il con-senso alla realizzazione del progetto di Dio sul suo sposo , sul suo matrimonio, su di sé, sulla sua famiglia.Il dinamismo bipolare del dono-missione, proprio di ogni vocazione assume nella “coppia diaconale” una speciale valenza ecclesiale, la loro famiglia assume la condizione di “ecclesia domestica” in senso pieno e non metaforico del termine.Il diacono coniugato ha dunque il compito insieme alla sua famiglia di essere segno e testimone della fedeltà dell’amore coniugale, dell’unità dell’amore coniugale, della fecondità educante dell’amore coniugale nella grazia dello Spirito Santo.Il diacono e la coppia diaconale possono essere segno e strumento di una rinnovata pastorale famigliare.Al matrimonio e alla famiglia si deve restituire il compito fondamentale di generare ed educare alla vita umana e cristiana, di cui la destrutturata società di oggi ha un drammatico bisogno per la propria rinascita dall’interno.Si potrebbe proporre un modello pastorale fondato su una comunione -comunità di famiglie, che in un impegno reciproco permanente mettano insieme le loro forze per vivere una vita radicalmente evangelica e concretamente educante.Questa comunità sarebbe veramente un ministero ecclesiale in quanto incarna il servizio fondamentale di amore a Cristo alla Chiese, ai fratelli.All’interno di queste dinamiche di comunità, il diacono insieme alla sua famiglia diviene segno sacramentale di servizio che con l’ordinazione ha assunto come carattere irrinunciabile della propria vita.In questo ulteriore ambito credo che il diacono con la sua vita famigliare abbia il compito di essere testimone, infatti oggi come non mai il mondo ha bisogno di testimoni del Vangelo e non di maestri, di persone che giochino la vita per il Signore e ne diventino segni , dunque testimoni visibili e credibili .Dobbiamo saper accogliere, conoscere, ascoltare e poi annunciare il Vangelo da testimoni e non da maestri. Il Vangelo non va né edulcorato né completato da noi , ma da noi compiuto.Siamo chiamati non al fare, ma a testimoniare uno stile di vita cristiano.Proprio per la provvisorietà in cui siamo immersi l’uomo di oggi ha bisogno di impegni per sempre, di servizi che non siano episodici ma l’espressione di una vita intera, come lo sono appunto il matrimonio cristiano, l’impegno comunitario e il diaconato.Possiamo allora auspicare ad un diaconato fondato sull’essere , o meglio un diaconato che dopo aver preso coscienza di ciò che vuole essere,si ponga come segno.il diacono ministro del “ponte”.La diaconia di Cristo appare come modello dell’agire cristiano.Il diacono sarà colui che deve rappresentare sacramentalmente questo agire - servizio.“Questa nozione farà del diacono il punto di comunicazione della Chiesa verso il mondo e, allo stesso modo del mondo verso la Chiesa, a partire dal rapporto che egli pone, mediante la sua presenza a un tempo ecclesiale (come ministro ordinato) e sociale (come marito, come lavoratore, come soggetto della vita associativa) , tra la Chiesa e il mondo.[3] L’attribuzione al diaconato permanente di una funzione mediatrice o di ponte tra la gerarchia e il popolo di Dio era già apparsa nel dibattito conciliare.Nel motu proprio Ad Pascendum Paolo VI ha applicato al diaconato permanente la definizione di medius ordo.Questa idea ha avuto ampia diffusione ma necessita di una precisazione teologica.Sarebbe un errore considerare il termine medius ordo come una realtà sacramentale intermedia tra gli ordinati e i battezzati, l’appartenenza del diacono all’ordine è una dottrina sicura, teologicamente il diacono non è un laico, il termine medius ordo deve intendersi come funzione mediatrice come funzione ponte esercitata da chi appartiene ad entrambe le “sponde”.Ponte dunque come metafora dell’intermediazione.Cercherò di mostrare quali siano , secondo me le caratteristiche di questa funzione di ponte.Il mondo ci mostra l’uomo come un individuo frammentato che invoca contemporaneamente l’unità ( unità di sé della famiglia) e la molteplicità (nella realizzazione ed espressione di sé).La stessa tensione la ritroviamo proposta e teologicamente composta dalla Chiesa a proposito di ministero e carisma.Il ministero indica l’unità ordinata, mentre il carisma permette la sua partecipazione e disseminazione.Il carisma-ministero diaconale si illumina e appare particolarmente adatto nel mettersi al servizio, in varie modalità, nelle diversità delle situazioni della vita, spinti dalla grazia di Dio che è insieme una e molteplice.Il mondo ci mostra un uomo diffidente nei confronti del potere , ma bisognoso di autorità.Il diacono rivestito del potere di servire può parlare un linguaggio più vicino alla gente, rifuggendo la tentazione di pontificare e di voler imporre la verità quanto piuttosto cercando di vivere autorevolmente una vita evangelica.La metafora del ponte viene spesso intesa sia come capacità di unire i due estremiQuesta caratteristica diaconale è permessa dal fatto che il diacono ha libero accesso a due mondi che sono stati vissuti a lungo come separati e inconciliabili , e può davvero essere grande il suo contributo alla loro riconciliazione, perché partecipa a pieno titolo di ambedue.Il diacono permanente vive, unico tra gli ordinati, la comunione speciale con la donna, la comunione speciale con i figli da lui generati ed educati.La figura del diacono può proporsi come ponte anche nel dialogo ecumenico; infatti il diacono è una figura appartenente certamente alla Tradizione viva della Chiesa e in quanto tale riconosciuta , pur con valutazioni diverse, da molte confessioni cristiane.In queste situazioni mi porre si possa collocare la funzione di ponte e di mediazione del diacono.“alzati e va’ sulla strada”L’individuazione del rapporto fra diaconia e territorio , fra diaconia e società, fra diaconia e mondo è un elemento caratterizzante del ministero diaconale.Lo spazio sociale del diacono rappresenta oggi un ambito prioritario e irrinunciabile per la nuova evangelizzazione, luogo privilegiato di incontro con gli uomini del nostro tempo, vero terreno di semina per una pastorale rinnovata.Questo cammino in mezzo alla gente sulla strada diventa allora un luogo di azione diaconale.I diaconi devono far propria l’esperienza del diacono Filippo in Atti 8,26ss.Le parole dell’angelo pronunciate per bocca dell’angelo: “alzati e va’ sulla strada” sono particolarmente adatte per la missione del diacono.Per il diacono, infatti, che coniuga il carattere clericale del sacramento con il carattere laicale della condizione di vita , deve diventare una risposta naturale ubbidire all’ordine di andare sulla strada , lui che in un certo modo sulla strada c’è già.Bisogna correre avanti sino a raggiungere l’uomo nella sua situazione, e camminandogli accanto, offrirgli l’occasione di invitarti a salire.E’ significativa la scena di Filippo che sale sul carro dell’Etiope, ed ascolta le sue domande e risponde agli interrogativi.Filippo è l’immagine della diaconia di tutta la Chiesa, che raggiunge l’uomo nella sua situazione concreta, sulla strada sulla quale egli camminaper fare la strada insieme.CONCLUSIONELa nostra storia chiede testimoni silenziosi e fedeli, capaci di scelte “per sempre” ,di scelte radicali, di scelte scomode.La nostra storia presente chiede mariti fedeli, attenti e premurosi capaci di essere felici della felicità dell’altro capaci di dono e dedizione totali.La nostra storia ha bisogno di padri accanto ai figli, di padri che parlino loro di Dio, di pace, di giustizia e di vita autentica.La nostra storia ha bisogno di lavoratori che portino nella loro attività il segno tangibile del vivere cristiano.E’ in questo contesto che il diacono, che è marito, padre, lavoratore e ministro si deve porre per lanciare la sfida, che abbiamo definito con la metafora del “ponte”.Un uomo totalmente del “mondo” che vive nel “mondo” come uomo totalmente di Dio, tale così da porsi appunto come “ponte” ma ancor di più come segno e testimone dell’azione salvifica di Dio nella storia.La soluzione che io vedo è nello stesso tempo semplice e complessa il futuro del diaconato consisterà dunque, non tanto nel fare il diacono quanto piuttosto nell’essere diacono, vivendo con radicalità evangelica , nella Chiesa e nel mondo il mistero di questo ministero.Dunque se questa è la prospettiva, perché oggi ci si chiede perchè occorre ancora il diaconato? Perché molti obiettano che il diacono è una figura indefinita? In ultima analisi perché oggi ha ancora senso il diaconato permanente?La risposta a queste domande, credo possa scaturire dall’obbiezione stessa della sua presunta non necessità, cioè che la diaconia non è una condizione speciale, bensì è il “noumeno” del cristiano.Infatti la diaconia è la condizione del cristiano, e dunque la condizione di vita richiesta al diacono non è forse richiesta a tutti?Proprio così, il Vangelo è radicale per tutti, è impegnativo per tutti non solo per qualcuno.A tutti è richiesta la radicalità totale, il dono totale nell’essere padri, madri, mariti, mogli, professionisti, uomini e donne di fede. Essere cristiano è dunque rendere “normale” l’eccezionale, è trasformare la quotidianità in eternità. Essere cristiano è santificare la propria vita è sognare di diventare santo. Essere cristiani è dunque essenzialmente mettersi al servizio dell’altro e della propria santità.Essere cristiani è essere diaconi. Dunque perché alcuni per fare delle cose normali, a cui tutti sono chiamati hanno bisogno di una speciale consacrazione? Perché proprio attraverso questa nuova condizione di speciale consacrazione sono chiamati a testimoniare la possibilità di rendere speciale ogni vita normale. Sono chiamati ad essere lampade, voce, testimoni. La consacrazione coinciderà dunque anche con questo impegno di testimonianza.L’ordinazione diaconale rappresenta dunque anche e soprattutto una sfida, la sfida pubblica, consacrata e ordinata a rendere eccezionale il normale, a rendere straordinario l’ordinario, a rendere santa l’esistenza, con una testimonianza di vita specialmente consacra.Diacono dunque, non maestro ma modello possibile di un vivere radicalmente e totalmente la sfida evangelica alla quale tutti siamo chiamati senza esclusione alcuna.1] Codice di Diritto Canonico canone 1031,2[2] La Madre di Dio, ed Scritti Monastici, Abbazia di Praglia, 1997, p.110[3] Grau, A., Diaconia di Cristo , in Communio n 177, 2001 Jaca Book, p.24[4] Atti, 8, 26ss.[5] Congregazione per il clero, Direttorio per il Ministero e la vita dei diaconi permanenti, Elle Di Ci, Torino1998, p.134

mercoledì 7 maggio 2008

Preghiere

PREGHIERA A MARIA SANTISSIMA MARIA , Maestra di fede, che con la tua obbedienza alla Parola di Dio hai collaborato in modo esimio all'opera della Redenzione , rendi fruttuoso il ministero dei diaconi , insegnando loro ad ascoltare e ad annunciare con fede la Parola. MARIA, Maestra di carità , che con la tua piena disponibilità alla chiamata di Dio , hai cooperato alla nascita dei fedeli nella Chiesa , rendi fecondi il ministero e la vita dei diaconi , insegnando loro a donarsi nel servizio del Popolo di Dio. MARIA , Maestra di preghiera , che con la tua materna intercessione hai sorretto e aiutato la Chiesa nascente, rendi i diaconi sempre attenti alle necessità dei fedeli , insegnando loro a scoprire il valore della preghiera. MARIA , Maestra di umiltà , che per la tua profonda consapevolezza di essere la Serva del Signore sei stata colmata dallo Spirito Santo , rendi i diaconi docili strumenti della redenzione di Cristo, insegnando loro la grandezza di farsi piccoli. MARIA , Maestra del servizio nascosto, che con la tua vita normale e ordinaria, piena di amore hai saputo assecondare in maniera esemplare il piano salvifico di Dio, rendi i diaconi servi buoni e fedeli, insegnando loro la gioia di servire nella Chiesa con ardente amore. Amen.

INCONTRI

I DIACONI

STORIA

CHI SIAMO

FUNZIONI DEL DIACONO NEL MINISTERO PASTORALE (1 Tm 3,8 10.12 13) "1. Il Concilio Vaticano II determina il posto che, sulla linea della tradizione più antica, occupano i Diaconi nella gerarchia ministeriale della Chiesa: "In un grado inferiore della gerarchia stanno i diaconi, ai quali sono imposte le mani 'non per il sacerdozio, ma per un ministero'. Infatti, sostenuti dalla grazia sacramentale nel ministero della liturgia, della predicazione e della carità, servono il popolo di Dio, in comunione col Vescovo e il suo presbiterio" (LG, 29). La formula "non per il sacerdozio, ma per un ministero" è ripresa da un testo della Traditio Apostolica di Ippolito, ma il Concilio la colloca su di un orizzonte più ampio. In questo testo antico, il "ministero" viene precisato come "servizio del Vescovo"; il Concilio pone l'accento sul servizio del popolo di Dio. Infatti, già questo significato fondamentale del servizio diaconale era stato affermato all'origine da sant'Ignazio di Antiochia, che chiamava i Diaconi "ministri della Chiesa di Dio", ammonendo che per questo motivo erano obbligati a piacere a tutti (cf Ad Tral., 2,3). Oltre che come ausiliario del Vescovo, nel corso dei secoli il Diacono è stato considerato al servizio anche della comunità cristiana. 2. Per essere ammessi a svolgere le loro funzioni, i Diaconi ricevono, prima ancora dell'Ordinazione, i ministeri di lettore e di accolito. Il conferimento di questi due ministeri manifesta un duplice orientamento essenziale nelle funzioni diaconali, come spiega la Lettera apostolica Ad Pascendum di Paolo VI (1972): "In particolare conviene che i ministeri di lettore e di accolito siano affidati a coloro che, come candidati all'Ordine del diaconato o del presbiterato, desiderano consacrarsi in modo speciale a Dio e alla Chiesa. Questa infatti, proprio perché 'mai non cessa di nutrirsi del pane della vita dalla mensa sia della parola di Dio che del corpo di Cristo, e di proporlo ai fedeli', ritiene molto opportuno che i candidati agli Ordini sacri, tanto con lo studio quanto con l'esercizio graduale del ministero della parola e dell'altare, conoscano e meditino per un intimo contatto questo duplice aspetto della funzione sacerdotale" (Ench. Vat., IV, 1781). Questo orientamento vale non soltanto per la funzione sacerdotale, ma anche per quella diaconale. 3. Bisogna ricordare che, prima del Concilio Vaticano II, lettorato ed accolitato erano considerati come degli Ordini minori. Già nel 252 il Papa Cornelio, in una lettera ad un Vescovo, indicava sette gradi nella Chiesa di Roma (cf Eusebio, Hist. Eccl., VI, 43: PG 20, 622): sacerdoti, diaconi, suddiaconi, accoliti, esorcisti, lettori e ostiarii. Nella tradizione della Chiesa latina erano ammessi tre ordini maggiori: sacerdozio, diaconato, suddiaconato; e quattro ordini minori: accolitato, esorcistato, lettorato, ostiariato. Era un ordinamento della struttura ecclesiastica dovuto alle necessita delle comunità cristiane nei secoli e determinato dall'autorità della Chiesa. Con il ristabilimento del diaconato permanente, questa struttura è stata cambiata e, per quanto riguarda l'ambito sacramentale, riportata ai tre Ordini di istituzione divina: diaconato, presbiterato, episcopato. Infatti Paolo VI, nella sua Lettera apostolica sui ministeri della Chiesa latina (1972), ha soppresso oltre alla "tonsura", che segnava l'ingresso nello stato clericale il suddiaconato, le cui funzioni sono demandate al lettore ed all'accolito. Ha mantenuto il lettorato e l'accolitato, ma considerati non più come Ordini, ma come ministeri, e conferiti non per "ordinazione", ma per "istituzione". Questi ministeri devono essere ricevuti dai candidati al diaconato e al presbiterato, ma sono accessibili anche a laici che nella Chiesa vogliano assumere i soli impegni che vi corrispondono: il lettorato, come ufficio di leggere la Parola di Dio nell'assemblea liturgica, ad eccezione del Vangelo, e di assumere alcune funzioni (come dirigere il canto, istruire i fedeli); e l'accolitato, istituito per aiutare il Diacono e per fare da ministro al Sacerdote (cf Ministeria quaedam, V, VI: Ench. Vat., IV, 1762 1763). 4. Il Concilio Vaticano II elenca le funzioni liturgiche e pastorali del Diacono: "Amministrare solennemente il Battesimo, conservare e distribuire l'Eucaristia, assistere e benedire in nome della Chiesa il Matrimonio, portare il Viatico ai moribondi, leggere la Sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere al culto e alla preghiera dei fedeli, amministrare i sacramenti, dirigere il rito funebre e della sepoltura" (LG, 29). Il Papa Paolo VI, nella Sacrum Diaconatus Ordinem (n.22, 10): Ench. Vat., II, 1392), ha inoltre disposto che il Diacono può "guidare legittimamente, in nome del parroco o del Vescovo, le comunità cristiane disperse". E' una funzione missionaria da svolgere nei territori, negli ambienti, negli strati sociali, nei gruppi, dove manchi o non sia facilmente reperibile il Presbitero. Specialmente nei luoghi dove nessun Sacerdote sia disponibile per celebrare l'Eucaristia, il Diacono riunisce e dirige la comunità in una celebrazione della Parola con distribuzione delle sacre Specie, debitamente conservate. E' una funzione di supplenza che il Diacono svolge per mandato ecclesiale quando si tratta di rimediare alla scarsità di Sacerdoti. Ma questa supplenza, che non può mai essere completamente sostitutiva, richiama, alle comunità prive di Sacerdote, l'urgenza di pregare per le vocazioni sacerdotali e di adoperarsi per favorirle come un bene comune per la Chiesa e per loro stesse. Anche il Diacono deve promuovere questa preghiera. 5. Sempre secondo il Concilio, le funzioni attribuite al Diacono non possono diminuire il ruolo dei laici chiamati e disposti a collaborare con la gerarchia nell'apostolato. Anzi, tra i compiti del Diacono vi è quello di "promuovere e sostenere le attività apostoliche dei laici". In quanto presente e inserito più del Sacerdote negli ambiti e nelle strutture secolari, egli si deve sentire incoraggiato a favorire l'avvicinamento tra il ministero ordinato e le attività dei laici, nel comune servizio del Regno di Dio. Altra funzione dei Diaconi è quella caritativa, che comporta anche un opportuno servizio nell'amministrazione dei beni e nelle opere di carità della Chiesa. I Diaconi hanno in questo campo la funzione di "esercitare, in nome della gerarchia, i doveri della carità e dell'amministrazione, nonché le opere di servizio sociale" (Paolo VI, Sacrum Diaconatus Ordinem, 22,9): Ench. Vat., II, 1392). A questo riguardo il Concilio rivolge loro una raccomandazione che deriva dalla pi antica tradizione delle comunità cristiane: "Essendo dedicati agli uffici di carità e di assistenza, i diaconi si ricordino del monito di san Policarpo: 'misericordiosi, attivi, camminanti nella verità del Signore, il quale si è fatto servo di tutti"' (LG 29; cf Ad Phil., 5,2, ed. Funk, I, p.300). 6. Sempre secondo il Concilio, il diaconato sembra particolarmente utile nelle giovani Chiese. Perciò il Decreto Ad Gentes stabilisce: "Laddove le Conferenze Episcopali lo riterranno opportuno, si restauri l'Ordine diaconale come stato permanente, a norma della costituzione 'sulla Chiesa'. E' bene, infatti, che uomini, i quali di fatto esercitano il ministero del Diacono, o perché come catechisti predicano la Parola di Dio, o perché a nome del Parroco e del Vescovo sono a capo di comunità cristiane lontane, o perché esercitano la loro carità attraverso appunto le opere sociali e caritative, siano confermati e stabilizzati per mezzo della imposizione delle mani, che è tradizione apostolica, e siano più saldamente congiunti all'altare per poter esplicare più fruttuosamente il loro ministero con l'aiuto della grazia sacramentale del diaconato" (AG, 16). E' noto che, dove l'azione missionaria ha fatto sorgere nuove comunità cristiane, i catechisti svolgono spesso un ruolo essenziale. In molti luoghi sono essi che animano la comunità, la istruiscono, la fanno pregare. L'Ordine del diaconato può confermarli nella missione che esercitano, mediante una consacrazione più ufficiale e un mandato più espressamente conferito dall'autorità della Chiesa con il conferimento di un sacramento, nel quale, oltre la partecipazione alla fonte di ogni apostolato, che è la grazia di Cristo Redentore, effusa nella Chiesa dallo Spirito Santo, si riceve un carattere indelebile che configura in modo speciale il cristiano a Cristo, "il quale si è fatto 'Diacono', cioè il servo di tutti" (CCC, n. 1570)."