TinyDropdown Menu diaconiperugia: marzo 2009

lunedì 23 marzo 2009

Campanile Mario


Campanile Mario
diacono


Via 4 Giornate di Napoli, 30
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Perugia
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nato a Napoli 05.11.1955; ordinato nella Cattedrale di Perugia il 10.08.2009; della parr. di Chiugiana-Olmo-Ellera Fontana; coniugato; profess.: Assistente tecnico scientifico; ministero: responsabile della Pastorale Giovanile e Guida per la Catechesi dei Fanciulli.














mercoledì 18 marzo 2009

Spiritualità del Diacono e stati di Vita

59. A differenza di quanto richiesto per il presbiterato, al diaconato permanente possono essere ammessi anzitutto uomini celibi, ma anche uomini viventi nel sacramento del matrimonio, e uomini vedovi. (184) 60. La Chiesa riconosce con gratitudine il magnifico dono del celibato concesso da Dio a taluni dei suoi membri e in modi diversi lo ha collegato, sia in Oriente che in Occidente, con il ministero ordinato, al quale è sempre mirabilmente consono. (185) La Chiesa sa pure che questo carisma, accettato e vissuto per amore al Regno dei cieli (cf Mt 19, 12), indirizza l'intera persona del diacono verso Cristo, che, nella verginità, dedicò se stesso per il servizio del Padre e per condurre gli uomini alla pienezza del Regno. Amare Dio e servire i fratelli in questa scelta di totalità, lungi dal contraddire lo sviluppo personale dei diaconi, lo favorisce, poiché la vera perfezione di ogni uomo è la carità. Infatti, nel celibato, l'amore si qualifica come segno di consacrazione totale a Cristo con cuore indiviso e di più libera dedicazione al servizio di Dio e degli uomini, (186) proprio perché la scelta celibataria non è disprezzo del matrimonio, né fuga dal mondo, ma piuttosto è modo privilegiato di servire gli uomini e il mondo. Gli uomini del nostro tempo, sommersi tante volte nell'effimero, sono specialmente sensibili alla testimonianza di coloro che proclamano l'eterno con la propria vita. I diaconi, quindi, non mancheranno di offrire ai fratelli questa testimonianza con la fedeltà al loro celibato, così da stimolarli a cercare quei valori che manifestano la vocazione dell'uomo alla trascendenza. « Il celibato « per il regno » non è soltanto un segno escatologico, ma ha anche un grande significato sociale, nella vita presente, per il servizio al popolo di Dio ». (187) Per meglio custodire durante tutta la vita il dono ricevuto da Dio per il bene della Chiesa intera, i diaconi non confidino eccessivamente sulle proprie risorse, ma abbiano sempre spirito di umile prudenza e vigilanza, ricordando che « lo spirito è pronto, ma la carne è debole » (Mt 26, 41); siano fedeli, altresì, alla vita di preghiera e ai doveri ministeriali. Si comportino con prudenza nei rapporti con persone la cui familiarità possa mettere in pericolo la continenza oppure suscitare scandalo. (188) Siano, infine, consapevoli che l'attuale società pluralista obbliga ad attento discernimento circa l'uso degli strumenti della comunicazione sociale. 61. Anche il sacramento del matrimonio, che santifica l'amore dei coniugi e lo costituisce segno efficace dell'amore con cui Cristo si dona alla Chiesa (cf Ef 5, 25), è un dono di Dio e deve alimentare la vita spirituale del diacono sposato. Poiché la vita coniugale e familiare e il lavoro professionale riducono inevitabilmente il tempo da dedicare al ministero, si richiede un particolare impegno per raggiungere la necessaria unità, anche attraverso la preghiera in comune. Nel matrimonio l'amore si fa donazione interpersonale, mutua fedeltà, sorgente di vita nuova, sostegno nei momenti di gioia e di dolore; in una parola, l'amore si fa servizio. Vissuto nella fede, questo servizio familiare è, per gli altri fedeli, esempio di amore in Cristo e il diacono coniugato lo deve usare anche come stimolo della sua diaconia nella Chiesa. Il diacono sposato deve sentirsi particolarmente responsabilizzato nell'offrire una chiara testimonianza della santità del matrimonio e della famiglia. Quanto più cresceranno nel mutuo amore, tanto più forte diventerà la loro donazione ai figli e tanto più significativo sarà il loro esempio per la comunità cristiana. « L'arricchimento e l'approfondimento dell'amore sacrificale e reciproco tra marito e moglie costituisce forse il più significativo coinvolgimento della moglie del diacono nel ministero pubblico del proprio marito nella Chiesa ». (189) Questo amore cresce grazie alla virtù di castità, la quale fiorisce sempre, anche mediante l'esercizio della paternità responsabile, con l'apprendimento del rispetto per il coniuge e con la pratica di una certa continenza. Tale virtù favorisce questa donazione matura che si manifesta presto nel ministero, fuggendo gli atteggiamenti possessivi, l'idolatria della riuscita professionale, l'incapacità ad organizzare il tempo, favorendo invece relazioni interpersonali autentiche, la delicatezza e la capacità di dare ad ogni cosa il suo giusto posto. Siano curate opportune iniziative di sensibilizzazione al ministero diaconale, rivolte a tutta la famiglia. La sposa del diacono, che ha dato il suo consenso alla scelta del marito, (190) sia aiutata e sorretta perché viva il proprio ruolo con gioia e discrezione, ed apprezzi tutto ciò che riguarda la Chiesa, in particolare i compiti affidati al marito. Per questo motivo è opportuno che sia informata delle attività del marito, evitando tuttavia ogni indebita invasione, in modo da concordare e realizzare un equilibrato ed armonico rapporto tra la vita familiare, professionale ed ecclesiale. Anche i figli del diacono, se adeguatamente preparati, potranno apprezzare la scelta del padre ed impegnarsi con particolare attenzione nell'apostolato e nella coerente testimonianza di vita. In conclusione, la famiglia del diacono sposato, come, per altro, ogni famiglia cristiana, è chiamata a prendere parte viva e responsabile alla missione della Chiesa nelle circostanze del mondo attuale. « Il diacono e sua moglie devono essere un esempio di fedeltà e indissolubilità del matrimonio cristiano dinanzi al mondo che avverte un profondo bisogno di questi segni. Affrontando con spirito di fede le sfide della vita matrimoniale e le esigenze della vita quotidiana, esse rafforzano la vita familiare non solo della comunità ecclesiale ma dell'intera società. Esse mostrano anche come gli obblighi della famiglia, del lavoro e del ministero possano armonizzarsi nel servizio della missione della Chiesa. I diaconi, le loro mogli e i figli possono essere di grande incoraggiamento per tutti coloro che sono impegnati a promuovere la vita familiare ». (191) 62. Occorre riflettere sulla situazione, determinata dalla morte della sposa di un diacono. È un momento dell'esistenza che domanda di essere vissuto nella fede e nella speranza cristiana. La vedovanza non deve distruggere la dedizione ai figli, se ci sono; neppure dovrebbe indurre alla tristezza senza speranza. Questa tappa della vita, anche se dolorosa, costituisce una chiamata alla purificazione interiore e uno stimolo a crescere nella carità e nel servizio ai propri cari e a tutti i membri della Chiesa. È anche una chiamata a crescere nella speranza, giacché l'adempimento fedele del ministero è una via per raggiungere Cristo e le persone care nella gloria del Padre. Bisogna riconoscere, tuttavia, che questo evento introduce nella vita quotidiana della famiglia una situazione nuova, che influisce sui rapporti personali e determina, in non pochi casi, problemi economici. Per tale motivo, il diacono rimasto vedovo dovrà essere aiutato con grande carità a discernere e ad accettare la sua nuova situazione personale; a non trascurare l'impegno educativo nei confronti degli eventuali figli, nonché le nuove necessità della famiglia. In particolare, il diacono vedovo dovrà essere seguito nell'adempimento dell'obbligo di osservare la continenza perfetta e perpetua (192) e sorretto nella comprensione delle profonde motivazioni ecclesiali che rendono impossibile il passaggio a nuove nozze (cf 1 Tm 3, 12), in conformità alla costante disciplina della Chiesa, sia d'Oriente che d'Occidente. (193) Ciò potrà essere realizzato con una intensificazione della propria dedizione agli altri, per amore di Dio, nel ministero. In questi casi sarà di grande conforto per i diaconi l'aiuto fraterno degli altri ministri, dei fedeli e la vicinanza del Vescovo. Se è la moglie del diacono a restare vedova, essa, secondo le possibilità, non sia mai trascurata dai ministri e dai fedeli nelle sue necessità. 184) Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 29b. 185) « His rationibus in mysteriis Christi Eiusque missione fundatis, coelibatus... omnibus ad Ordinem sacrum promovendis lege impositum est »: Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Presyterorum Ordinis, 16; cf C.I.C., can. 247, § 1; can. 277, § 1; can. 1037. 186) Cf C.I.C., can. 277, § 1; Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Optatam totius, 10. 187) Giovanni Paolo II, Lettera ai Sacerdoti per il Giovedì Santo Novo incipiente (8 aprile 1979), 8: AAS 71 (1979), p. 408. 188) Cf C.I.C., can. 277, § 2. 189) Giovanni Paolo II, Allocuzione ai diaconi permanenti degli U.S.A. a Detroit (19 settembre 1987), n. 5: Insegnamenti, X, 3 (1987), p. 658. 190) Cf C.I.C., can. 1031, § 2. 191) Giovanni Paolo II, Allocuzione ai diaconi permanenti degli U.S.A. a Detroit (19 settembre 1987), n. 5: Insegnamenti, X, 3 (1987), pp. 658-659. 192) Cf C.I.C., can. 277, § 1. 193) Cf Paolo VI, Lett. ap. Sacrum Diaconatus Ordinem, III, 16: l.c., 701; Lett. ap. Ad pascendum, VI: l.c., 539; C.I.C., can. 1087. Eventuali eccezioni sono regolate dalla Lettera Circolare della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, agli Ordinari Diocesani e ai Superiori Generali degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica, N. 26397, del 6 giugno 1997, n. 8. Congregazione per l'Educazione Cattolica; Congregazione per il Clero Norme fondamentali per la formazione dei diaconi permanenti