TinyDropdown Menu diaconiperugia: marzo 2010

mercoledì 17 marzo 2010

SE QUESTO E' AMORE

Altre date per l'evento: 20-MAR-10 21-MAR-10 UNA TRE GIORNI PER DECIFRARE L’ALFABETO DEI SENTIMENTI per i giovani che abbino compiuto il 17° anno di età senza limite di anzianità, i fidanzati, i giovani sposi, i genitori, gli educatori e i catechisti dei giovani... e tutti coloro che, da adulti, vogliono ascoltare l’annuncio cristiano dell’amore erotico. A cura di suor Roberta Vinerba Venerdì 19 Marzo ore 21,00-23,00 Il Sentimentale e il Vitellone: c’è vita dopo il Matrimonio? Sabato 20 Marzo ore 15,00-19,30 L’amore e la meraviglia; la Solitudine e l’Incontro 28.100.000 modi per dire Eros Domenica 21 Marzo dalle ore 10,00 con pranzo al sacco Le parole chiave del Fidanzamento Il Fidanzamento: L’Amore malato Al termine sarà celebrata la messa

giovedì 11 marzo 2010

venerdì 5 marzo 2010

La famiglia dei diaconi è una famiglia come tutte le altre o è una famiglia un po' speciale ?

di luigi vidoni (dal Blog “Essere sempre Famiglia”) La famiglia del diacono è una famiglia come tutte le altre, ma con un dono in più, che la apre agli altri e al servizio... Apertura significa soprattutto prossimità agli altri, capacità di condivisione e buona capacità di tessere relazioni nella comunità e nell'ambiente di vita e di lavoro. La comunità parrocchiale riconosce una vocazione particolare alla famiglia del diacono e la osserva con attenzione o guarda con speranza. A volte il rapporto tra parroci e diaconi (e le mogli) è faticoso, spesso a causa di pretese o di indifferenza. Come aiutare i parroci ad avere fiducia nei loro diaconi e nella disponibilità al servizio di questi e a valorizzare anche le "coppie diaconali" in quanto tali e le loro famiglie? Le difficoltà sono per molti dovute al fatto che i preti non sono abituati a prendere decisioni condividendole con gli altri, sentono come esclusivamente propria la responsabilità della comunità e spesso vedono il diacono come vero esecutore o collaboratore qualificato invece che come corresponsabile e come fratello nell'ordine sacro. Questo è in gran parte dovuto alla formazione del parroco ricevuta nel seminario, che quindi va ricalibrata perché il prete impari non a fare tutto da solo, ma a condividere i pesi e le responsabilità - anche per moltiplicare la gioia - con altri. I sacerdoti potranno cambiare la loro mentalità solo se potranno sperimentare nel loro processo formativo e poi nella loro vita in parrocchia forme di vera fraternità. La ricerca di prossimità col parroco e di dialogo costruttivo da parte della coppia diaconale rende il prete più sensibile alla famiglia e al servizio del diacono. Il rapporto è per alcuni già improntato a condivisione, ascolto e fiducia reciproca e c'è chi già sperimenta una comunione fraterna col parroco.

giovedì 4 marzo 2010

Far conoscere e sensibilizzare le comunità al ministero diaconale.

Una Chiesa rinnovata dalla forza dello spirito nella varietà dei doni e dei ministeri † Luciano Monari Vescovo-- I diaconi «…chiamati a collaborare fraternamente con il presbiterio al servizio del popolo di Dio, dipenderanno anch’essi direttamente dal vescovo, primo responsabile della vita cristiana e della comunità diocesana». A servizio del Vangelo nella dimensione missionaria: • fanno opera di evangelizzazione capillare nelle famiglie, negli ambienti di lavoro e nei caseggiati in modo da realizzare la Chiesa nella sua dimensione familiare; • esercitano lo spirito di servizio evangelico tra i lontani ed i non credenti, in qualunque ambiente sociale; • animano la catechesi di preparazione ai sacramenti (Battesimo, Confermazione, Penitenza, Eucaristia, Matrimonio, Unzione degli infermi). A servizio della carità: Nei modi ordinari e soprattutto: 1. nella pastorale della sanità animando i servizi più trascurati e le situazioni di disagio (tossicodipendenze, aids e altro); 2. nella pastorale oratoriana e giovanile «avendo una famiglia e godendo della Grazia della consacrazione ministeriale, possono offrire una garanzia spirituale ed esperienza matura»; 3. nella pastorale sociale, «continuando nell’ambiente di lavoro e di vita quotidiana quell’impegno sociale di cui si avverte maggior necessità di fronte all’aggravarsi di problemi posti dalla crescente emarginazione ed immigrazione»; 4. nella dimensione comunionale, «promuovendo e favorendo una più intensa e fraterna comunicazione e comunione di fede, nella più diretta unione con il Vescovo, rendendo concreta la vita comunitaria in parrocchia e nei vari ambienti, favorendo relazioni comunionali all’interno delle strutture di base (parrocchie, zone e altro)». A servizio della liturgia e della pastorale: 1. Il diacono può essere “mandato” dal Vescovo a svolgere un servizio pastorale in comunione con il parroco del luogo (can. 519) o a svolgere un ministero diocesano. 2. Il diacono fa parte, di diritto del Consiglio Pastorale Parrocchiale (C.P.P.) e se mandato a reggere un “centro eucaristico” privo di sacerdote, è opportuno che faccia parte di diritto anche del consiglio Parrocchiale per gli affari economici (C.P.A.E.); 3. Ha la custodia della Chiesa e del SS. Sacramento (can. 934; 938) 4. Partecipa alla celebrazione della Messa secondo il suo ministero, e secondo l’opportunità, tiene l’omelia, d’intesa con il Celebrante (can. 764; 767; 929); 5. Presiede alle varie funzioni liturgiche(can. 835) cioè: • celebrazione dei battesimi (can.861); • benedizione eucaristica (can.943); • altre benedizioni che gli competono (can. 1169); • benedizione e assistenza ai matrimoni(can. 1108; 1111); • celebrazioni di sepolture ( can. 1168 ); • celebrazione di novene e tridui; • celebrazione della Parola di Dio anche sostitutiva della Messa festiva in caso di necessità (can.1248); secondo le direttive della Congregazione per il culto divino “Christi Ecclesia” del 1988. veglia di preghiera per i defunti. Oltre i servizi pastorali citati a servizio della missionarietà il diacono svolge anche: • catechesi nei gruppi famiglia; • visita e benedizione alle famiglie; • visita e comunione ai malati (can. 911); • animazione della liturgia e dei ministri della Comunione; • animazione e coordinamento dei catechisti. Con la recita giornaliera di “lodi, vespri e compieta” il diacono si inserisce nella preghiera “ufficiale” della Chiesa.

IL DIACONATO PERMANENTE

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II ALL’ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CONGREGAZIONE PER IL CLERO FEDELTÀ ALLA TRADIZIONE CATTOLICA, AL MAGISTERO, ALL’IMPEGNO DI RIEVANGELIZZAZIONE CHE LO SPIRITO SANTO HA SUSCITATO NELLA CHIESA 30 Novembre 1995 Signor Cardinale, Venerati Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio, Carissimi Fratelli e Sorelle! 1. Sono lieto di incontrarvi, in occasione dell’Assemblea Plenaria della Congregazione per il Clero, riunita per esaminare una questione di singolare importanza per la Chiesa: “Il ministero e la vita dei diaconi permanenti”. Saluto con affetto il Cardinale José Sanchez, Prefetto, che ringrazio per le parole rivoltemi. Saluto pure Monsignor Crescenzio Sepe, Segretario, e i Membri della Congregazione, insieme con gli Officiali e gli Esperti che vi prestano la loro preziosa opera. Sulla base di un Instrumentum laboris, che ha tenuto conto dei suggerimenti e dei contributi di ogni Conferenza Episcopale, avete svolto queste intense giornate di riflessione e di dialogo. Alla soddisfazione per il lavoro compiuto e per i risultati fin qui raggiunti, si unisce l’intenzione di preparare un Documento concernente la vita e il ministero dei diaconi permanenti, simile a quello per i presbiteri, che avete curato nella vostra precedente Plenaria. Si potrà così offrire, in tale campo, un provvidenziale orientamento pratico sulla scia delle decisioni del Concilio Vaticano II. Incoraggio e benedico il vostro impegno, animato com’è da profondo amore per la Chiesa e per i nostri fratelli diaconi. 2. Da quando è stato ripreso nella Chiesa latina il diaconato “come un grado proprio e permanente della gerarchia” (LG 29), si sono moltiplicate al riguardo le indicazioni e gli orientamenti del Magistero. Basti qui ricordare gli insegnamenti del Papa Paolo VI, ed in particolare quelli contenuti nei Motu proprio Sacrum Diaconatus Ordinem (18 giugno 1967, AAS 59 [1967], 697-704) e Ad Pascendum (15 agosto 1972, AAS 64 [1972], 534-540), che rimangono un punto di riferimento fondamentale. La dottrina e la disciplina esposte in questi documenti hanno trovato la loro espressione giuridica nel nuovo Codice di Diritto Canonico, a cui deve ispirarsi lo sviluppo di questo sacro ministero. Al diaconato permanente sono state dedicate altresì talune Catechesi che ho rivolto ai fedeli durante il mese di ottobre del 1993. Riflettendo sul ministero e la vita dei diaconi permanenti, ed alla luce dell’esperienza fin qui acquisita, occorre procedere con attenta indagine teologica e prudente senso pastorale, avendo di mira la nuova evangelizzazione alle soglie del terzo millennio. La vocazione del diacono permanente è un grande dono di Dio alla Chiesa e costituisce, per questo, “un importante arricchimento per la sua missione” (CCC, 1571). Ciò che si riferisce alla vita e al ministero dei diaconi potrebbe essere riassunto in un’unica parola: fedeltà. Fedeltà alla tradizione cattolica, testimoniata specialmente dalla lex orandi, fedeltà al Magistero, fedeltà all’impegno di rievangelizzazione che lo Spirito Santo ha suscitato nella Chiesa. Quest’impegno di fedeltà invita, prima di tutto, a promuovere con sollecitudine, in ogni ambito ecclesiale, un sincero rispetto dell’identità teologica liturgica canonica, propria del sacramento conferito ai diaconi, così come delle esigenze richieste dalle funzioni ministeriali che, in virtù della ricezione dell’Ordine, vengono loro assegnate nelle Chiese particolari. 3. Il sacramento dell’Ordine ha, infatti, natura ed effetti propri, qualunque sia il grado in cui viene ricevuto (episcopato, presbiterato e diaconato). “La dottrina cattolica, espressa nella Liturgia, nel Magistero e nella pratica costante della Chiesa, riconosce che esistono due gradi di partecipazione ministeriale al sacerdozio di Cristo: l’episcopato e il presbiterato. Il diaconato è finalizzato al loro aiuto e al loro servizio (…). Tuttavia, la dottrina cattolica insegna che i gradi di partecipazione sacerdotale (episcopato e presbiterato) e il grado di servizio (diaconato) sono tutti e tre conferiti mediante un atto sacramentale chiamato ‘ordinazione’, cioè dal sacramento dell’Ordine” (CCC, 1554). Mediante l’imposizione delle mani del Vescovo e la specifica preghiera di consacrazione, il diacono riceve una peculiare configurazione a Cristo, Capo e Pastore della Chiesa che, per amore del Padre, si è fatto l’ultimo e il servo di tutti (cfr. Mc10,43-45; Mt 20,28; 1Pt 5,3). La grazia sacramentale dà ai diaconi la forza necessaria per servire il popolo di Dio nella “diaconia” della Liturgia, della Parola e della carità, in comunione con il Vescovo e il suo presbiterio (cfr. CCC, 1588). In virtù del sacramento ricevuto, viene impresso un carattere spirituale indelebile, che segna il diacono in modo permanente e proprio come ministro di Cristo. Egli non è più, di conseguenza, un laico né può ridiventare laico in senso stretto (cfr. CCC, 1583). Queste caratteristiche essenziali della sua vocazione ecclesiale devono informare la sua disposizione a donarsi alla Chiesa e riflettersi nei suoi atteggiamenti esterni. Dal diacono permanente la Chiesa si attende una testimonianza fedele della condizione ministeriale. In particolare, egli deve mostrare un forte senso di unità col Successore di Pietro, col Vescovo e col presbiterio della Chiesa per il servizio della quale è stato ordinato e incardinato. E’ di grande importanza per la formazione dei fedeli che il diacono, nell’esercizio delle funzioni assegnategli, promuova un’autentica ed effettiva comunione ecclesiale. Le relazioni con il proprio Vescovo, con i presbiteri, con gli altri diaconi e con tutti i fedeli, siano improntate ad un diligente rispetto dei diversi carismi e delle diverse funzioni. Soltanto quando ci si attiene ai propri compiti, la comunione diventa effettiva e ciascuno può realizzare pienamente la propria missione. 4. I diaconi vengono ordinati per l’esercizio di un ministero proprio, che non è quello sacerdotale, poiché a loro “sono imposte le mani non per il sacerdozio, ma per il servizio” (Lumen gentium, 29). Ad essi competono, pertanto, determinate funzioni, i cui contenuti sono stati ben delineati dal Magistero: “Assistere il Vescovo e i presbiteri nella celebrazione dei divini misteri, soprattutto dell’Eucaristia, distribuirla, assistere e benedire il matrimonio – se delegati dall’Ordinario o dal parroco (cfr. CIC can. 1108 1) – proclamare il Vangelo e predicare, presiedere ai funerali, e dedicarsi ai vari servizi della carità (cfr. CCC, 1570; cfr. Lumen gentium, 29; Sacrosanctum Concilium, 35; Ad gentes, 16). L’esercizio del ministero diaconale – come quello di altri ministeri nella Chiesa – richiede di per sé, in tutti i diaconi, celibi o sposati, una disposizione spirituale di piena dedizione. Benché in certi casi sia necessario rendere compatibile lo svolgimento del servizio diaconale con altri obblighi, non avrebbe assolutamente senso un’autocoscienza e atteggiamenti pratici di “diacono a tempo parziale” (cfr. Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri, 44). Il diacono non è un impiegato o un funzionario ecclesiastico a tempo parziale, ma un ministro della Chiesa. La sua non è una professione, bensì una missione! Sono eventualmente le circostanze della vita – prudentemente valutate dal candidato stesso e dal Vescovo, prima dell’ordinazione – a dover essere adattate all’esercizio del ministero, agevolandolo in ogni modo. In tale luce vanno esaminati i non pochi problemi che ancora restano da risolvere e che molto stanno a cuore ai Pastori. Il diacono è chiamato ad essere uomo aperto a tutti, disposto al servizio delle persone, generoso nello stimolare le giuste cause sociali, evitando atteggiamenti o posizioni che possano farlo apparire come persona di parte. Un ministro di Gesù Cristo deve infatti sempre favorire, anche nella sua veste di cittadino, l’unità ed evitare, per quanto possibile, di essere occasione di disunione o di conflitto. Possa lo studio attento che avete condotto anche in questi giorni fornire indicazioni utili in tale settore. 5. Con la restaurazione del diaconato permanente è stata riconosciuta la possibilità di conferire tale Ordine a uomini in età matura, già uniti in matrimonio che però, una volta ordinati, non possono accedere ad un secondo matrimonio in caso di vedovanza (cfr. Sacrum Diaconatus Ordinem, 16, AAS 59 [1967], 701). “Va però notato che il Concilio ha conservato l’ideale di un diaconato accessibile a giovani che si votino totalmente al Signore anche con l’impegno del celibato. E’ una via di “perfezione evangelica” che può essere capita, scelta e amata da uomini generosi e desiderosi di servire il Regno di Dio nel mondo, senza accedere al sacerdozio, per il quale non si sentono chiamati, e tuttavia muniti di una consacrazione che garantisca ed istituzionalizzi il loro peculiare servizio alla Chiesa mediante il conferimento della grazia sacramentale. Non mancano oggi di questi giovani” (Catechesi nell’Udienza generale del 6 ottobre 1993, 7: L’Osservatore Romano, 7 ottobre 1993, p. 4). 6. La spiritualità diaconale “ha la sua sorgente in quella che il Concilio Vaticano II chiama “grazia sacramentale del diaconato” (Ad gentes, 16)” (Catechesi nell’Udienza generale del 20 ottobre 1993, 1: L’Osservatore Romano, 21 ottobre 1993, p.4). Essa ha come tratto qualificante, in forza dell’Ordinazione, lo spirito di servizio. “Si tratta di un servizio da rendere prima di tutto in forma di aiuto al Vescovo e al Presbitero, sia nel culto liturgico che nell’apostolato (…). Ma il servizio del diacono è rivolto, poi, alla propria comunità cristiana e a tutta la Chiesa, per la quale non può non nutrire un profondo attaccamento, a motivo della sua missione e della sua istituzione divina” (ibid., 2). Per realizzare appieno la sua missione, il diacono ha pertanto bisogno di profonda vita interiore, sostenuta dalla pratica degli esercizi di pietà consigliati dalla Chiesa (cfr. Sacrum Diaconatus Ordinem, 26-27: AAS 59 [1967], 702-703). L’espletamento delle attività ministeriali e apostoliche, delle eventuali responsabilità familiari e sociali e, infine, della personale e intensa vita di preghiera, richiedono dal diacono – sia celibe che sposato – quell’unità di vita che soltanto si può raggiungere, come insegna il Concilio Vaticano II, mediante una profonda unione con Cristo (cfr. Presbyterorum Ordinis, 14). Carissimi Fratelli e Sorelle! Mentre vi ringrazio per l’attivo impegno dispiegato nel corso di questa Assemblea Plenaria, vorrei insieme con voi deporre nelle mani di Colei che è “Ancilla Domini” il frutto del lavoro al quale vi siete applicati. Prego la Vergine Immacolata di accompagnare lo sforzo della Chiesa in questo importante campo di impegno pastorale in vista anche della nuova evangelizzazione. Con tali sentimenti, volentieri imparto a tutti la mia Benedizione.