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sabato 24 dicembre 2011

NATALE DI SOLIDARIETA’:



"Aggiungi un posto a tavola"

In occasione delle feste di Natale si propone un segno particolare e significativo: accogliere un ospite a casa nostra.
Pensa a qualche persona sola. Potresti invitarla per essere tuo commensale in occasione del Natale

domenica 18 dicembre 2011

Nuove Nomine nel Collegio Diaconale di Perugia

Verbale della riunione del Collegio Diaconale di Perugia.



Oggi,Giovedì 15 Dicembre 2011,alle ore 21.00, nei locali della Parrocchia di S.Maria di Colle, di cui è Parroco don Pietro Ortica, Delegato Vescovile per il Diaconato, alla sua presenza si sono riuniti i Diaconi Permanenti della Diocesi di Perugia-Città della Pieve allo scopo di eleggere il Decano, il Segretario e l’Economo del Collegio per il prossimo quinquennio, come previsto dal Regolamento già consegnato a suo tempo all’Arcivescovo, che ha autorizzato le riunioni dei Diaconi, come affermato dal Delegato . Don Pietro apre la seduta con una preghiera e leggendo la Lettera al Clero di S.E.Mons.Bassetti in occasione del Santo Natale 2011. “Voglio condividere con voi speranze e angosce,gioie e tristezze” dice il Vescovo e questo desiderio di comunione viene condiviso da tutti i presenti, mentre continuano ad ascoltare “vieni ,Signore Gesù, a curare le ferite della nostra fragilità e quelle della nostra Chiesa, che sono ancora tante” e intanto tornano in mente gli attacchi alla nostra Chiesa perugino-pievese da parte di chi vorrebbe il suo annientamento, basta scorrere le pagine della cronaca recente. Ma la commozione maggiore colpisce i presenti quando sentono “non ci può essere gioia senza l’ombra della croce”. Alla fine torna la serenità , alle parole “la Chiesa è santa nonostante i nostri peccati, perché in essa c’è la presenza dello Spirito del Risorto,che perennemente la purifica,e del Vangelo, che la illumina”. Portando ancora nel cuore le parole di S.E. Mons.Bassetti, passiamo al momento culminante della serata, cioè l’elezione degli organismi di cui sopra. Sono 16(sedici) i votanti su un totale di 19(diciannove) diaconi permanenti presenti nella Diocesi. 15 (quindici) schede risultano valide, mentre 1(una) risulta nulla perché il voto non è regolarmente espresso. Dopo lo scrutinio risultano eletti:

Decano:                             don Silvio Rondoni
Segretario del Collegiodon Giuliano Giglio
Economo:                        don Gaetano Murino

IL SEGRETARIO
don Giuliano Giglio
Perugia- 16-12-2011                                                                  

venerdì 16 dicembre 2011

Ministro della soglia e del ponte nella celebrazione eucaristica

Da “Il Diaconato in Italia” Luglio –Agosto 2005
Articolo di Giorgio Agagliati (pagg. 9-15)



           - L’ elemento maggiormente caratterizzante la spiritualità diagonale è la scoperta e la condivisione dell’amore di Cristo servo, che venne non per essere servito, ma per servire. […] La fonte di questa nuova capacità di amore è l’Eucaristia, che non a caso caratterizza il ministero del diacono. Il servizio ai poveri infatti è la logica prosecuzione del servizio all’altare>>. Così la centralità dell’Eucaristia è posta nel capitolo sulla formazione spirituale dei candidati al diaconato permanente delle Norme fondamentali1 . Dal canto suo, il Direttorio raccomanda, nel capitolo sui Mezzi di vita spirituale, che <>2 Ed è un munus ricco ed articolato, quello del diacono nella celebrazione eucaristica. In queste pagine proverò ad evidenziare i momenti salienti, letti nella chiave di due dimensioni del ministero del diacono, che si possono definire “il ministero della soglia” e “il ministero del ponte”.

Sulla soglia

Il munus liturgico del diacono può cominciare ad offrirsi prima ancora che inizi la liturgia, con la presenza del diacono all’ingresso della chiesa ad accogliere coloro che rispondono alla convocazione del Signore. Insieme al confratello con cui condivido il servizio diagonale in parrocchia 3 abbiamo constatato che questa presenza suscita all’inizio una lieta sorpresa e, cosa ancor più importante, non diviene mai un’abitudine scontata. Il saluto, un benvenuto, il ricordo, pur brevissimo, di una situazione lieta o triste, danno sostanza a quella “accoglienza” che sempre viene raccomandata come elemento importante della liturgia.

Il senso di una presenza all’ingresso della chiesa

E rendono visibile ed evidente il significato del “ministero della soglia”, che è uno degli elementi qualificanti della presenza del diacono in una comunità di fedeli ai quali lo accomuna lo stile quotidiano di vita nel mondo – specialmente se ha famiglia e con la famiglia partecipa alla vita della comunità parrocchiale e dai quali lo distingue il ministero ordinato.

Anche per questo è opportuno che il diacono sia alla porta già vestito di camice e stola. In questo modo, infatti, egli “previene” il convenire degli altri fedeli per farsi segno di una Chiesa di Dio che spalanca le sue porte affinché ogni uomo e ogni donna si senta incoraggiato, secondo l’appello di Giovanni Paolo II, a spalancare a sua volta la propria porte a Cristo. Accogliere alla porta, infatti, è dire e dimostrare che non si sta radunando una massa indistinta, ma convengono i membri di una famiglia, di più, le membra del Corpo Mistico il cui capo è Cristo. E la dimensione di umana solidarietà ed amicalità che connota questo gesto, è premessa invitante alla più profonda e sostanziale comunione che si attuerà di lì a poco nel celebrare l’Eucaristia.

Sulla soglia del tempio troviamo ancora oggi i poveri

Notiamo en passant che l’accoglienza sulla soglia ha una reminiscenza del diaconato antico, dove il diacono era (anche) colui che badava a che tutti trovassero degnamente posto. E per quanto oggi si possa considerare superata la riproposizione in chiesa della stratificazione sociale, è sempre prudente non dimenticare il monito della lettera di Giacomo: << Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite “Tu siediti qui comodamente”, e al povero dite “Tu mettiti in piedi lì”, oppure: “Siediti qui ai piedi del mio sgabello”, non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi?>> (Gc 2, 3-4). Ricordiamo pure che la soglia del tempio è, oggi come un tempo, il punto in cui troviamo i poveri che tendono la mano. Qualunque scelta si compia nel servizio concreto della carità4 , l’accoglienza di una parola, di un sorriso, dell’ascolto, dell’indirizzamento ad un aiuto, ci qualificano nel nostro porci nella liturgia che stiamo per celebrare.

La processione all’altare

Dopo essere stato incontrato sulla soglia, il diacono ricompare nella processione all’altare portando solennemente il Vangelo. Nella scansione drammatica dell’evento liturgico è il proseguimento di un dialogo: a chi è giunto alla chiesa portando il proprio intimo bagaglio di vita ed ha ricevuto alla porta un saluto e un benvenuto, il diacono offre ora il segno che la sua aspettativa interiore sta per avere risposta dalla Parola di Dio. E in certi casi, forse, risveglia quell’aspettativa, ottusa dall’abitudine, elevando il Libro perché l’assemblea riunita fissi du di esso lo sguardo degli occhi e del cuore. Tornerà a farlo tra poco, ostendendo e onorando il Libro prima e dopo la lettura. Sia pur per metafora, viene alla mente che tra i compiti del diacono nel tempo antico c’era anche quello di svegliare chi si addormentava durante la celebrazione. La proposizione delle invocazioni nell’atto penitenziale non è esclusiva del diacono: spesso è il celebrante che lo compie, e non di rado ci si avvale di formule del repertorio. E’ però il caso di notare che, almeno nelle circostanze o situazioni in cui la celebrazione si colloca entro una particolare intensità di vita comunitaria, le invocazioni – chiunque le proponga – potrebbero utilmente ispirarsi, con tutta la delicatezza del caso anche al vissuto della comunità. E il diacono è senza dubbio almeno una fonte, perché il suo servizio dovrebbe collocarlo nel vivo pulsare delle dinamiche comunitarie.

Il Servizio della Parola

Della lettura del Vangelo vorrei sottolineare in primo luogo l’importanza della preparazione e della cura non solo nella meditazione preventiva del brano, ma anche nella qualità della lettura, nell’impostazione della voce, nell’attenzione per rendere viva la Parola di Gesù restituendole calore e colore nel prelevarla dalla pagina scritta per porgerla all’assemblea: non credo sia una forzatura dire che in questo momento, il diacono agisce in persona Christi “dando voce” al Signore. In questa occasione, inoltre, il diacono augura la pace ai fedeli, e ne riceve in cambio l’augurio: è la prima delle tre volte in cui il diacono augura la pace nella celebrazione, ed è perciò un ulteriore, importante momento del dialogo tra il diacono e l’assemblea nel “dramma liturgico”. Purtroppo, non di rado esso “passa” come mera formula e non per primi rischiamo di sottovalutarlo, mentre dovremmo viverlo intensamente, ricordando che <

L’omelia nella Messa è un altro momento qualificante per il diacono. Questa considerazione prescinde dal fatto che sia lui a tenerla. Non c’è, infatti, univocità di posizioni e di comportamenti sull’affidamento al diacono dell’omelia nella Messa: si va dal considerare l’omelia prerogativa esclusiva del presidente, alla “delega” occasionale/eccezionale al diacono, a situazioni in cui il diacono tiene regolarmente l’omelia in una delle Messe d’orario5 . E’ mia opinione – a rischio di apparire come il giudice manzoniano – che vi siano valide ragioni per ciascuna di queste posizioni. Ma sempre il diacono ha qualcosa da dire, anzi, da dare per l’omelia. Come accennato per le invocazioni penitenziali, il diacono dovrebbe avere una posizione nella comunità tale per cui ne percepisce sensibilità e bisogni. In un contesto di serena collaborazione con il parroco, sarà normale che di taluni ambiti pastorali il diacono abbia addirittura più diretta e profonda conoscenza del parroco stesso. Se, inolte, il diacono vive pienamente il proprio ministero extra moenia, sarà anche portatore di altre esisgenze spirituali, oltre a quelle espresse dalle persone impegnate nella vita della comunità. E’ perciò prezioso un confronto tra il presbitero e il diacono nella preparazione dell’omelia, uno di cui scopi principali è proprio porre la Parola di Dio in situazione. Ciò non significa che il diacono “detti” l’omelia al presbitero o gliela “recensisca”, né che – se è lui a tenerla – si riduca a ripetitore di parole e pensieri del presbitero. Più semplicemente, la preparazione dell’omelia può divenire un momento forte di comunione tra coloro che cooperano nella cura di una comunità.

Il Ministero del ponte

Nella preghiera dei fedeli e nella preparazione dell’altare per la liturgia eucaristica si esprime bene nel diacono la dimensione di ministero del ponte. Egli che, come già si è detto, è al tempo stesso cristiano nel mondo, con uno stile di vita quotidiano del tutto simile a quello dei laici, e <> in quanto ministro ordinato e membro della gerarchia (LG 29), si pone veramente in questi momenti della liturgia come collegamento vivo tra l’assemblea e l’altare. Per questo e non per la rivendicazione di una prerogativa formale, la preghiera dei fedeli dovrebbe essere guidata dal diacono. Di fatto ciò non sempre accade, specie dove esiste un buon gruppo di animazione liturgica e dove sia invalso l’uso – magari precedente alla presenza di un diacono – che sia questo a preparare e proporre la preghiera. Ma anche in queste soluzioni il munus del diacono può e deve esprimersi. In primo luogo, riservando a lui la parte della preghiera dedicata “comunione dei santi”, in cui la comunità ricorda i propri membri defunti: veramente si costruisce un ponte, che va oltre le memorie specifiche richieste dai familiari dei defunti per collegare esplicitamente il <> del Regno di Dio, sottolineando anche così la dimensione escatologica dell’eucaristia6 .

Il diacono può farsi tramite nella preghiera comunitaria

In secondo luogo, il diacono può farsi “ponte” valorizzando il ruolo dei laici in questo momento della liturgia, se la sua presenza nella comunità posteriore al consolidarsi di tale abitudine. In tal caso, infatti, il diacono può porsi accanto a chi prepara e propone la preghiera dei fedeli, richiamando alla coerenza con la Parola di Dio e ricordando che il fatto che la preghiera procede sempre dall’universale al particolare è perfettamente ricalcato sul “movimento della Provvidenza di Dio, che ha cura di tutta la creazione e al tempo stesso si prende cura del più piccolo di noi7. Questa corrispondenza tra l’economia della Provvidenza e la scansione della preghiera dei fedeli dice che abbandonarsi alla Provvidenza significa anche riconoscere che siamo noi stessi suoi strumenti attivi e creativi, prima di tutto con la preghiera, e di qui con l’azione concreta al servizio degli altri.

E’ poi nell’accoglimento del pane e del vino durante l’offertorio e nella predisposizione per la consacrazione che il diacono esalta il proprio ministero di ponte tra l’assemblea e l’altare. Pane e vino, in quanto <> sono infatti frutti anche del lavoro del diacono, che ordinariamente vive del proprio lavoro, cosa nota e visibile alla comunità. E’ dunque uno di noi quell’uomo che dispone sull’altare i frutti del nostro lavoro. Al tempo stesso è colui che per noi è stato chiamato ad un ministero particolare, che lo associa strettamente all’altare e all’Eucaristia. Ciò che bene si esprime nel gesto e nelle parole con cui il diacono aggiunge poche gocce d’acqua al vino nel calice:<< L’acqua unita al vino sia segno della nostra unione alla vita divina con Colui che ha voluto assumere la nostra natura umana>>.

L’unione intima con l’Eucaristia è fonte della diaconia

La “nostra” unione. Quella di tutto il popolo di Dio, incluso il presbitero e il Vescovo, un popolo che qui veramente il diacono rappresenta sull’altare ed a nome del quale parla. Analogamente , lo pone accanto al celebrante durante la consacrazione consente al diacono di vivere e percepire in pienezza la sua unione intima all’eucaristia come fonte del proprio ministero. Vale per il ministero del diacono, come per quello del presbitero e del vescovo, ciò che ha detto Benedetto XVI inaugurando il proprio pontificato, al tempo stesso, la sua presenza sull’altare lo pone a “rappresentare” l’assemblea convocata a fare memori del sacrificio di Cristo.

Come poco prima con il Vangelo, il diacono durante la dossologia che include la preghiera eucaristica partecipa all’elevazione delle specie consacrate per “attirare a Gesù” (cf. Gv 12,32) lo sguardo e i cuore di tutti i presenti. E’ importante sottolineare che, come poc’anzi era accanto al presbitero o al vescovo che consacrava il pane e il vino, il diacono compie insieme a lui il gesto di elevazione. Questi due momenti rendono particolarmente intensa la comunione profonda che deve caratterizzare il rapporto del diacono <> (LG 29) nel servizio al popolo di Dio. Una comunione che trova la fonte e il culmine nell’Eucaristia e la cui percezione intensa nella liturgia eucaristica dovrebbe davvero, ogni volta, commuovere profondamente tutti i ministri che vi partecipano. L’invito al segno di pace è il secondo augurio di pace del diacono all’assemblea. Qui l’augurio unisce nel dialogo del dramma liturgico il celebrante e il diacono, le cui parole e gesti si susseguono e si richiamano intrecciandosi a quelli dell’assemblea: è il sacerdote, infatti, che dice <> e riceve la risposta << E con il tuo spirito>>, e subito dopo il diacono che invita al gesto di pace. Spesso lo scambio del segno di pace è un momento di allegra “anarchia”, magari alimentata da ministranti bambini, esuberanti e impazienti.

Conviene, invece, che sia particolarmente curata la capacità dell’assemblea di attendere che il celebrante dia il segno di pace al diacono e che questi lo porti almeno ai più vicini all’altare, in modo che dalla presidenza, per il tramite del diacono, <> riallarghi ed estenda a tutti. E’ appena il caso di sottolineare che in questo gesto sacro, che dall’altare dove è presente Cristo nell’Eucaristia viene a coinvolgere ogni persona presente richiamandola all’impegno ed alla beatitudine di essere <> (Mt 5,9), impegno che il diacono per primo è chiamato a vivere nel mondo con la sua testimonianza. Assume qui un particolare segno che il diacono sposato porti alla propria sposa e ai propri figli il segno della pace: è un segno nel segno, che colloca l’Eucaristia al centro della vita familiare del diacono, il cui ministero ordinato è venuto ad innestarsi nel matrimonio.

Conservare e distribuire l’Eucaristia

Il momento della distribuzione della Comunione ha una duplice valenza per il diacono. Da un lato, è proprio del suo ministero <>(LG 29), e nel distribuirla è il suo essere di ministro ordinato che lo distingue, in un medesimo fare, da altri che possono essere incaricati di questo servizio, come i ministri straordinari della Comunione o le religiose. Dall’altro, ha un significato particolare, nel “ministero del ponte”, il fatto che le persone che condividono con il diacono la vita quotidiana nel mondo, e tra essi in primis i suoi familiari, vengano davanti a lui per ricevere il Corpo di Cristo, che per quella vita li fortifica. Un ulteriore punto di evidenza riguarda la Comunione ai malati, un servizio in cui, di nuovo, nell’identico fare che lo accomuna ai ministri straordinari si distingue l’essere del diacono. A proposito di ciò, è bello che la consegna delle ostie ai ministri straordinari avvenga a cura del diacono, che della comunione è ministro ordinario, e che questa consegna e il prelevamento da parte diacono delle ostie per il proprio servizio siano svolte in modo ben visibile all’assemblea, chiamata a sentirsi profondamente unita nell’eucaristia ai fratelli in sofferenza.

Il congedo è augurio di pace

Per quanto para-liturgico, anche il momento degli avvisi alla comunità ha la sua rilevanza per il ministero del ponte svolto dal diacono. Purché sobri ed essenziali, gli avvisi dicono una comunità vitale, ricordano appuntamenti e necessità, e il diacono ne è lo speaker più indicato, anche a nome di specifici gruppi di attività, proprio per le peculiarità della sua figura già ricordate. Peculiarità che ricompaiono con vigore nel congedo, che è, insieme, il terzo augurio di pace che il diacono rivolge all’assemblea e l’affidamento a tutti i partecipanti della missione di donare ciò che hanno ricevuto nell’Eucaristia (in spagnolo il rito conclusivo è detto significamene Liturgia de mision). Come ogni altro, il diacono è egli stesso inviato a questa missione. E il fatto che si ponga anche come “inviante” pone in evidenza quel suo essere ponte tra l’altare del sacrificio eucaristico e l’assemblea, che il diacono invita ad incamminarsi e con la quale, nello stesso tempo, si incammina per le vie del mondo a rendere la propria testimonianza fondata nell’Eucaristia.

Dalla Mensa verso gli uomini

Nel ricorda se stesso, con il congedo-invio il diacono ricorda anche all’assemblea che nella Messa si è costituito e rinnovato un “noi” fondato dall’Eucarisita. E questo “noi” è inviato a vivere ciò che scaturisce dalla piena comunione con Cristorisorto: <>8 .

Note

1. Norme fondamentali per la formazione dei diaconi permanenti, nn. 72-73.

2. Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti, n. 54.

3. Il diacono Fedele Manzone. La Parrocchia è San Vincenzo de’ Paoli, Torino, retta da don Sebastiano Mana, il quale completa il “circolo virtuoso dell’accoglienza”salutando le persone al termine della Messa.

4. Mi riferisco alla dibattuta questione dell’opportunità o meno di dare denaro a richiesta , rispetto a forme strutturate e più efficaci di solidarietà.

5. V. la testimonianza di don Romolo Chiabrando, in Il Diaconato in Italia 132 (2005) pagg. 45-48.

6. Dalla relazione di don _Giuseppe Bellia al Convegno Interregionale Nord Italia dell’Associazione Comunità del Diaconato, Pianezza (To), 18-19 febbraio 2005: <affinché
Lui torni>>.

7. Cf. CCC nn. 302 sgg, e in particolare, al n. 303: << La testimonianza della Scrittura è unanime: la sollecitudine della divina Provvidenza è concreta e immediata; essa si prende cura di tutto, dalle più piccole cose fino ai grandi eventi del mondo e della storia>>.

8. Benedetto XVI, discorso al termine della Messa con i Cardinali elettori, 20 aprile2005.


domenica 27 novembre 2011

Ordinazione Diaconale di Ferdinando Ricci-27 Novembre 2011


Altri due due diaconi a servizio della Chiesa Perugina

Saranno ordinati il 27 novembre alle ore 18


La comunità diocesana è in festa per l’ordinazione diaconale, domenica 27 alle ore 18 in Cattedrale, di due diaconi permanenti: mons. Gualtiero Bassetti ordinerà Ferdinando Ricci, della comunità interparrocchiale di S.Martino in Campo e S.Martino in Colle,Sant'Enea,S.Maria Rossa e S. andrea d'Agliano e Vincenzo Genovese della comunità  parrocchiale di S.Silvestro in Solfagnano-Parlesca.Il diacono è un ministro ordinato, impegnato in primo luogo nel servizio della carità, dell’evangelizzazione e nel servizio liturgico. 















FERDINANDO RICCI
nato nel 1957 a Perugia, è sposato co Doretta Ramacciani dal 1983.
Hanno due figli, Eleonora di 25 anni e Vincenzo di 24 anni.
Fanno parte della Parrocchia di S.Martino in Campo dove prestono il proprio servizio ai giovani e hai fanciulli per l'inizazione Cristiana.
L'aspetto importante è dato dal fatto che la scelta di intraprendere il cammino di formazione per essere fra non molto ordinato Diacono permanente.












VINCENZO GENOVESE
nato nel 1964, è sposato con Maria Cristina Fruganti dal 1995.Hanno due figli, Francesco e Maria Benedetta, rispettivamente di 8 e 13 anni.
Dal 1999 vive nel territorio della Parrocchia di Solfagnano.
Laureato in Giurisprudenza è docente di Diritto presso un Istituto di Istruzione Superiore Statale.Insieme alla moglie è membro della Comunità Magnificat ed attualmente svolge il ministero di Responsabile della Zona di Perugia insieme alla moglie è stato chiamato dal Parroco ad occuparsi della pastorale familiare, in particolare segue le coppie che frequentano i corsi in preparazione al Matrimonio; con il figlio Francesco anima, con il servizio della musica e del canto, la liturgia domenicale nella parrocchia di S.Silvestro in Solfagnano-Parlesca.

LA DIOCESI PERUGINA INFORMA

sabato 19 novembre 2011

venerdì 18 novembre 2011

Parrocchia S. Maria Assunta di Castel del Piano-Perugia

Carissimi 




questa sera 18 Novembre 2011 alle ore 21.00  dall'Arcivescovo di Perugia mons.Gualtiero Bassetti nella Parrochia della di S. Maria Assunta
in Castel del Piano-Perugia
- Valeriano Bibi, Luigi Germini, Massimiliano Gamboni, Giovanni Lolli,Enzo Marchesi,GianPiero Marozzi,Paolo Sorbelli  riceveranno il
Ministero del Lettorato;
 
Li Accompagniamo con la preghiera in questa tappa importante verso il ministero presbiterale. Il Signore Risorto li sostenga con la forza del suo Spirito perché siano annunciatori miti e forti della Parola che salva, ed esprimano nella loro vita un generoso servizio ai fratelli.

 


Castel del Piano 2011-Conferimento del Ministero del Lettorato

mercoledì 16 novembre 2011

LA DIOCESI DI PERUGIA-CITTA' DELLA PIEVE DAL PAPA

PERUGIA: 4 MILA PELLEGRINI AD PETRI SEDEM E ALL’UDIENZA DEL PAPA GUIDATI DALL’ARCIVESCOVO MONS. BASSETTI. DIVERSI I RAPPRESENTANTI DELLE ISTITIZIONI CIVILI ED ACCADEMICHE E DEL MONDO DEL LAVORO PRESENTI.




                                               L’UDIENZA GENERALE, 16.11.2011

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza S. Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti da ogni parte del mondo e dall’Italia. La Diocesi di Perugia era presente con  circa 4000 Pellegrini accompagnati dall’Arcivescovo Gualtiero Bassetti e dal Vescovo Giuseppe Chiaretti.
Nel discorso in lingua italiana, concludendo il ciclo di catechesi dedicato alla preghiera nel Libro dei Salmi, il Papa ha incentrato la sua meditazione sul Salmo 110 (109), sul Re Messia.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica
.



CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Salmo109

Cari fratelli e sorelle,
vorrei oggi terminare
le mie catechesi sulla preghiera del Salterio meditando uno dei più famosi "Salmi regali", un Salmo che Gesù stesso ha citato e che gli autori del Nuovo Testamento hanno ampiamente ripreso e letto in riferimento al Messia, a Cristo. Si tratta del Salmo 110 secondo la tradizione ebraica, 109 secondo quella greco-latina; un Salmo molto amato dalla Chiesa antica e dai credenti di ogni tempo. Questa preghiera era forse inizialmente collegata all’intronizzazione di un re davidico; tuttavia il suo senso va oltre la specifica contingenza del fatto storico aprendosi a dimensioni più ampie e diventando così celebrazione del Messia vittorioso, glorificato alla destra di Dio.
Il Salmo inizia con una dichiarazione solenne:
Oracolo del Signore al mio signore: «Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi» (v. 1)
.
Dio stesso intronizza il re nella gloria, facendolo sedere alla sua destra, un segno di grandissimo onore e di assoluto privilegio. Il re è ammesso in tal modo a partecipare alla signoria divina, di cui è mediatore presso il popolo. Tale signoria del re si concretizza anche nella vittoria sugli avversari, che vengono posti ai suoi piedi da Dio stesso; la vittoria sui nemici è del Signore, ma il re ne è fatto partecipe e il suo trionfo diventa testimonianza e segno del potere divino.

La glorificazione regale espressa in questo inizio del Salmo è stata assunta dal Nuovo Testamento come profezia messianica; perciò il versetto è tra i più usati dagli autori neotestamentari, o come citazione esplicita o come allusione. Gesù stesso ha menzionato questo versetto a proposito del Messia per mostrare che il Messia è più che Davide, è il Signore di Davide (cfr Mt 22,41-45; Mc 12,35-37; Lc 20,41-44). E Pietro lo riprende nel suo discorso a Pentecoste, annunciando che nella risurrezione di Cristo si realizza questa intronizzazione del re e che da adesso Cristo sta alla destra del Padre, partecipa alla Signoria di Dio sul mondo (cfr Atti 2,29-35). È il Cristo, infatti, il Signore intronizzato, il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio che viene sulle nubi del cielo, come Gesù stesso si definisce durante il processo davanti al Sinedrio (cfr Mt 26,63-64; Mc 14,61-62; cfr anche Lc 22,66-69). È Lui il vero re che con la risurrezione è entrato nella gloria alla destra del Padre (cfr Rom 8,34; Ef 2,5; Col 3,1; Ebr 8,1; 12,2), fatto superiore agli angeli, seduto nei cieli al di sopra di ogni potenza e con ogni avversario ai suoi piedi, fino a che l’ultima nemica, la morte, sia da Lui definitivamente sconfitta (cfr 1 Cor 15,24-26; Ef 1,20-23; Ebr 1,3-4.13; 2,5-8; 10,12-13; 1 Pt 3,22). E si capisce subito che questo re che è alla destra di Dio e partecipa della sua Signoria, non è uno di questi uomini successori di Davide, ma solo il nuovo Davide, il Figlio di Dio che ha vinto la morte e partecipa realmente alla gloria di Dio. È il nostre re, che ci dà anche la vita eterna.
Tra il re celebrato dal nostro Salmo e Dio esiste quindi una relazione inscindibile; i due governano insieme un unico governo, al punto che il Salmista può affermare che è Dio stesso a stendere lo scettro del sovrano dandogli il compito di dominare sui suoi avversari, come recita il versetto 2:

Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!


L’esercizio del potere è un incarico che il re riceve direttamente dal Signore, una responsabilità che deve vivere nella dipendenza e nell’obbedienza, diventando così segno, all’interno del popolo, della presenza potente e provvidente di Dio. Il dominio sui nemici, la gloria e la vittoria sono doni ricevuti, che fanno del sovrano un mediatore del trionfo divino sul male. Egli domina sui nemici trasformandoli, li vince con il suo amore.
Perciò, nel versetto seguente, si celebra la grandezza del re. Il versetto 3, in realtà, presenta alcune difficoltà di interpretazione. Nel testo originale ebraico si fa riferimento alla convocazione dell’esercito a cui il popolo risponde generosamente stringendosi attorno al suo sovrano nel giorno della sua incoronazione. La traduzione greca dei LXX, che risale al III-II secolo prima di Cristo, fa riferimento invece alla filiazione divina del re, alla sua nascita o generazione da parte del Signore, ed è questa la scelta interpretativa di tutta la tradizione della Chiesa, per cui il versetto suona nel modo seguente:

A te il principato nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho generato.


Questo oracolo divino sul re affermerebbe dunque una generazione divina soffusa di splendore e di mistero, un’origine segreta e imperscrutabile, legata alla bellezza arcana dell’aurora e alla meraviglia della rugiada che nella luce del primo mattino brilla sui campi e li rende fecondi. Si delinea così, indissolubilmente legata alla realtà celeste, la figura del re che viene realmente da Dio, del Messia che porta al popolo la vita divina ed è mediatore di santità e di salvezza. Anche qui vediamo che tutto questo non è realizzato dalla figura di un re davidico, ma dal Signore Gesù Cristo, che realmente viene da Dio; Egli è la luce che porta la vita divina al mondo.
Con questa immagine suggestiva ed enigmatica termina la prima strofa del Salmo, a cui fa seguito un altro oracolo, che apre una nuova prospettiva, nella linea di una dimensione sacerdotale connessa alla regalità. Recita il versetto 4:

Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchìsedek».


Melchìsedek era il sacerdote re di Salem che aveva benedetto Abramo e offerto pane e vino dopo la vittoriosa campagna militare condotta dal patriarca per salvare il nipote Lot dalle mani dei nemici che lo avevano catturato (cfr Gen 14). Nella figura di Melchìsedek, potere regale e sacerdotale convergono e ora vengono proclamati dal Signore in una dichiarazione che promette eternità: il re celebrato dal Salmo sarà sacerdote per sempre, mediatore della presenza divina in mezzo al suo popolo, tramite della benedizione che viene da Dio e che nell’azione liturgica si incontra con la risposta benedicente dell’uomo.
La Lettera agli Ebrei fa esplicito riferimento a questo versetto (cfr. 5,5-6.10; 6,19-20) e su di esso incentra tutto il capitolo 7, elaborando la sua riflessione sul sacerdozio di Cristo. Gesù, così ci dice la Lettera agli Ebrei nella luce del salmo 110 (109), Gesù è il vero e definitivo sacerdote, che porta a compimento i tratti del sacerdozio di Melchìsedek rendendoli perfetti.
Melchìsedek, come dice la Lettera agli Ebrei, era «senza padre, senza madre, senza genealogia» (7,3a), sacerdote dunque non secondo le regole dinastiche del sacerdozio levitico. Egli perciò «rimane sacerdote per sempre» (7,3c), prefigurazione di Cristo, sommo sacerdote perfetto che «non è diventato tale secondo una legge prescritta dagli uomini, ma per la potenza di una vita indistruttibile» (7,16). Nel Signore Gesù risorto e asceso al cielo, dove siede alla destra del Padre, si attua la profezia del nostro Salmo e il sacerdozio di Melchìsedek è portato a compimento, perché reso assoluto ed eterno, divenuto una realtà che non conosce tramonto (cfr 7,24). E l’offerta del pane e del vino, compiuta da Melchìsedek ai tempi di Abramo, trova il suo adempimento nel gesto eucaristico di Gesù, che nel pane e nel vino offre se stesso e, vinta la morte, porta alla vita tutti i credenti. Sacerdote perenne, «santo, innocente, senza macchia» (7,26), egli, come ancora dice la Lettera agli Ebrei, «può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio; egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore» (7,25).
Dopo questo oracolo divino del versetto 4, col suo solenne giuramento, la scena del Salmo cambia e il poeta, rivolgendosi direttamente al re, proclama: «Il Signore è alla tua destra!» (v. 5a). Se nel versetto 1 era il re a sedersi alla destra di Dio in segno di sommo prestigio e di onore, ora è il Signore a collocarsi alla destra del sovrano per proteggerlo con lo scudo nella battaglia e salvarlo da ogni pericolo. Il re è al sicuro, Dio è il suo difensore e insieme combattono e vincono ogni male.
Si aprono così i versetti finali del Salmo con la visione del sovrano trionfante che, appoggiato dal Signore, avendo ricevuto da Lui potere e gloria (cfr v. 2), si oppone ai nemici sbaragliando gli avversari e giudicando le nazioni. La scena è dipinta con tinte forti, a significare la drammaticità del combattimento e la pienezza della vittoria regale.

Il sovrano, protetto dal Signore, abbatte ogni ostacolo e procede sicuro verso la vittoria. Ci dice: sì, nel mondo c'è tanto male, c'è una battaglia permanente tra il bene e il male, e sembra che il male sia più forte. No, più forte è il Signore, il nostro vero re e sacerdote Cristo, perché combatte con tutta la forza di Dio e, nonostante tutte le cose che ci fanno dubitare sull'esito positivo della storia, vince Cristo e vince il bene, vince l'amore e non l'odio.

È qui che si inserisce la suggestiva immagine con cui si conclude il nostro Salmo, che è anche una parola enigmatica.

lungo il cammino si disseta al torrente,
perciò solleva alta la testa
(v. 7).

Nel mezzo della descrizione della battaglia, si staglia la figura del re che, in un momento di tregua e di riposo, si disseta ad un torrente d’acqua, trovando in esso ristoro e nuovo vigore, così da poter riprendere il suo cammino trionfante, a testa alta, in segno di definitiva vittoria. E' ovvio che questa parola molto enigmatica era una sfida per i Padri della Chiesa per le diverse interpretazioni che si potevano dare. Così, per esempio, sant'Agostino dice: questo torrente è l'essere umano, l'umanità, e Cristo ha bevuto da questo torrente facendosi uomo, e così, entrando nell'umanità dell'essere umano, ha sollevato il suo capo e adesso è il capo del Corpo mistico, è il nostro capo, è il vincitore definitivo (cfr Enarratio in Psalmum CIX, 20: PL 36, 1462).

Cari amici, seguendo la linea interpretativa del Nuovo Testamento, la tradizione della Chiesa ha tenuto in grande considerazione questo Salmo come uno dei più significativi testi messianici. E, in modo eminente, i Padri vi hanno fatto continuo riferimento in chiave cristologica: il re cantato dal Salmista è, in definitiva, Cristo, il Messia che instaura il Regno di Dio e vince le potenze del mondo, è il Verbo generato dal Padre prima di ogni creatura, prima dell'aurora, il Figlio incarnato morto e risorto e assiso nei cieli, il sacerdote eterno che, nel mistero del pane e del vino, dona la remissione dei peccati e la riconciliazione con Dio, il re che solleva la testa trionfando sulla morte con la sua risurrezione.

Basterebbe ricordare un passo ancora una volta del commento di sant’Agostino a questo Salmo dove scrive: «Era necessario conoscere l’unico Figlio di Dio, che stava per venire tra gli uomini, per assumere l’uomo e per divenire uomo attraverso la natura assunta: egli è morto, risorto, asceso al cielo, si è assiso alla destra del Padre ed ha adempiuto tra le genti quanto aveva promesso … Tutto questo, dunque, doveva essere profetizzato, doveva essere preannunciato, doveva essere segnalato come destinato a venire, perché, sopravvenendo improvviso, non facesse spavento, ma fosse preannunciato, piuttosto accettato con fede, gioia ed atteso. Nell’ambito di queste promesse rientra codesto Salmo, il quale profetizza, in termini tanto sicuri ed espliciti, il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, che noi non possiamo minimamente dubitare che in esso sia realmente annunciato il Cristo» (cfr Enarratio in Psalmum CIX, 3: PL 36, 1447)

L’evento pasquale di Cristo diventa così la realtà a cui ci invita a guardare il Salmo, guardare a Cristo per comprendere il senso della vera regalità, da vivere nel servizio e nel dono di sé, in un cammino di obbedienza e di amore portato "fino alla fine" (cfr. Gv 13,1 e 19,30). Pregando con questo Salmo, chiediamo dunque al Signore di poter procedere anche noi sulle sue vie, nella sequela di Cristo, il re Messia, disposti a salire con Lui sul monte della croce per giungere con Lui nella gloria, e contemplarlo assiso alla destra del Padre, re vittorioso e sacerdote misericordioso che dona perdono e salvezza a tutti gli uomini. E anche noi, resi, per grazia di Dio, «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa» (cfr 1 Pt 2,9), potremo attingere con gioia alle sorgenti della salvezza (cfr Is 12,3) e proclamare a tutto il mondo le meraviglie di Colui che ci ha «chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa» (cfr 1 Pt 2,9).

Cari amici, in queste ultime Catechesi ho voluto presentarvi alcuni Salmi, preziose preghiere che troviamo nella Bibbia e che riflettono le varie situazioni della vita e i vari stati d’animo che possiamo avere verso Dio. Vorrei allora rinnovare a tutti l’invito a pregare con i Salmi, magari abituandosi a utilizzare la Liturgia delle Ore della Chiesa, le Lodi al mattino, i Vespri alla sera, la Compieta prima di addormentarsi. Il nostro rapporto con Dio non potrà che essere arricchito nel quotidiano cammino verso di Lui e realizzato con maggior gioia e fiducia.

Grazie.

© Bollettino Santa Sede - 16 novembre 2011

sabato 5 novembre 2011

SINTESI DELL’INCONTRO TRA I PRETI E DIACONI DELLA DIOCESI PERUGINA DI GIOVEDI’ 5/10/2011

Dopo la presentazione di Francesco Verzini, al 6° anno di seminario, il Vescovo ha letto la lettera di esortazione in vista del Pellegrinaggio a Roma del 16/11/2011 come segno di comunione con Pietro di tutta la Chiesa Perugino-Pievese.
L’organizzazione sarà centralizzata con referenti i Vicari delle zone pastorali o loro incaricati.
Per la prima zona il referente è il diacono Giancarlo Pecetti (cell.3497485110).
La spesa prevista sarà di circa 35 euro a persona compreso materiale e pranzo al ristorante. Sconti significativi sono previsti per i giovani e le parrocchie avranno cura di aiutare economicamente le famiglie che volessero partecipare. Al Papa verrà consegnata un’offerta consistente per i poveri e come dono le opere di Leone XIII, cioccolatini Perugina e l’immagine della Madonna delle Grazie. Ci si sta informando su un eventuale posto al coperto per coloro che volessero portare il pranzo al sacco.
Viene consigliato all’organizzazione di preparare un opuscolo con preghiere, letture dalla Rerum Novarum e sull’importanza del legame con Pietro oltre ad un dvd con il saluto del Vescovo a tutti i partecipanti.
Si prevedono almeno 3000 persone ma forse la stima è per difetto.
Niente vieta che le varie associazioni e aggregazioni facciano dei pulman per conto loro però per dare valore a questo pellegrinaggio, per convenienza economica e per semplificazione logistica è bene che tutti siano agganciati all’organizzazione della Diocesi.
Domenica 16 ottobre annunci in Chiesa ed invito ad iscriversi. In pulman si farà una colletta libera per la carità del Papa.
Poiché Mercoledì 16 è giorno lavorativo, il Vescovo stesso parlerà con la Dirigente scolastica per gli studenti che volessero partecipare.
Il primo step sarà il 31/10.
Vengono evidenziati i problemi che stanno emergendo con Fontenuovo e le Scuole Cattoliche in quanto il Comune continua a tagliare le integrazioni alle rette.
Per gli oratori poi, dopo l’ultima rata di euro 15.000,00 di questo anno, l’anno prossimo il contributo sarà pari a “0”.
Servono un prete o un diacono e due laici per il Consiglio Pastorale Diocesano. Viene indicato Don Luigi Stella come prete, Giancarlo Pecetti come diacono, sua moglie Maria Luisa e Bernardini Ilaria.
Don Francesco Verzini viene indicato, insieme a Padre Massimo Vedova, come rappresentante della prima zona nell’equipe della Pastorale Giovanile.
Quest’ultima sottolinea l’importanza di lavorare sulla formazione.
Don Alessandro Scarda, animatore vocazionale della Pastorale Giovanile, aiuterà i giovani a scoprire “il sogno di Dio” per la propria vita.
Verranno fatti incontri tra fidanzati giovani e Pastorale Familiare. Un gruppetto di giovani motivati sarà invitato a fare un’esperienza missionaria in Kosovo e Malawi. Ad agosto la Pastorale Giovanile organizzerà un pellegrinaggio in Terra Santa.
Viene ricordato che l’abbazia di Monte Morcino è luogo d’incontro per i giovani e dispone di 50 posti letto.
Il 26/10 il Papa sarà ad Assisi per l’incontro interreligioso.
Il Vescovo sottolinea l’importanza degli esercizi spirituali per il clero che si terranno dal 16 al 21/1/2012, saranno predicati da Mons. Menichelli e per i quali il luogo proposto è Campello sul Clitunno.
Il prossimo incontro è il 3/11 a Fontenuovo alle ore 10.30.

p.Il Vicario Zonale
     Maria Luisa                                                                                   Perugia,12 ottobre 2011

 

lunedì 10 ottobre 2011

venerdì 7 ottobre 2011

PELLEGRINAGGIO A ROMA – 16 NOVEMBRE 2011






DIOCESI DI PERUGIA-CITTA' DELLA PIEVE 


 Carissimi sacerdoti, diaconi, consacrati, fedeli laici di questa nostra amata Chiesa perugino-pievese

Ho il compito graditissimo di annunciarvi e invitarvi al pellegrinaggio che avrà luogo mercoledì 16 novembre a Roma presso la sede di Pietro.
Lo scopo di questa iniziativa è chiaro: vogliamo rafforzare i vincoli di unità e di carità che da secoli ci legano al successore di Pietro, oggi presente nella persona del Santo Padre Benedetto XVI.
L’occasione ci è offerta da più ricorrenze: il XXV anniversario della storica visita a Perugia del beato Giovanni Paolo II, che avvenne il 26 ottobre 1986, vigilia del grande incontro di Assisi per la pace, e il bicentenario della nascita del Papa Leone XIII (1810-2010), che fu per ben trentadue anni vescovo della nostra diocesi.

La nostra giornata sarà così scandita:

Ore 9.00 – Arrivo in Vaticano
Ore 10.30 – Udienza del Santo Padre Benedetto XVI
Ore 13.00 – Pranzo
Ore 15.00 – Visita alla tomba del Beato Giovanni Paolo II
Ore 17.00 – Santa Messa all’Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro
Ore 19.00 – Partenza per Perugia.

Carissimi fratelli e sorelle, vi esorto ad accogliere col cuore questo invito. Il pellegrinaggio è un’occasione di grazia e, al tempo stesso, una icona fortissima della nostra vita cristiana. Noi, come gli antichi ebrei, siamo di fatto un popolo pellegrinante, un popolo in cammino verso la casa del Padre. In questo cammino non siamo soli: risuonano nel cuore le parole di Gesù “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
La nostra vita è un pellegrinaggio: Lui ci guida e la Madonna ci accompagna. Ma il nostro andare da colui che da Cristo ha avuto il compito di confermare i suoi fratelli nella fede e nella carità vuole esprimere il nostro impegno ad essere sempre più uniti e “a camminare insieme” come il recente Sinodo Diocesano ci ha spronati a fare.
Sono certo che il successore di Pietro avrà una parola sicura per il nostro cammino di Chiesa. Vi saluto e vi attendo con tanta gioia. Il vostro vescovo

+ Gualtiero


Per ulteriori informazioni e prenotazioni rivolgersi ai sacerdoti della diocesi di Perugia-Città della Pieve

mercoledì 5 ottobre 2011

SINTESI DELL’INCONTRO TRA I PRETI E DIACONI DELLA DIOCESI PERUGINA DI GIOVEDI’ 5/10/2011

Dopo la presentazione di Francesco Verzini, al 6° anno di seminario, il Vescovo ha letto la lettera di esortazione in vista del Pellegrinaggio a Roma del 16/11/2011 come segno di comunione con Pietro di tutta la Chiesa Perugino-Pievese.
L’organizzazione sarà centralizzata con referenti i Vicari delle zone pastorali o loro incaricati.
Per la prima zona il referente è il diacono Giancarlo Pecetti (cell.3497485110).
La spesa prevista sarà di circa 35 euro a persona compreso materiale e pranzo al ristorante. Sconti significativi sono previsti per i giovani e le parrocchie avranno cura di aiutare economicamente le famiglie che volessero partecipare. Al Papa verrà consegnata un’offerta consistente per i poveri e come dono le opere di Leone XIII, cioccolatini Perugina e l’immagine della Madonna delle Grazie. Ci si sta informando su un eventuale posto al coperto per coloro che volessero portare il pranzo al sacco.
Viene consigliato all’organizzazione di preparare un opuscolo con preghiere, letture dalla Rerum Novarum e sull’importanza del legame con Pietro oltre ad un dvd con il saluto del Vescovo a tutti i partecipanti.
Si prevedono almeno 3000 persone ma forse la stima è per difetto.
Niente vieta che le varie associazioni e aggregazioni facciano dei pulman per conto loro però per dare valore a questo pellegrinaggio, per convenienza economica e per semplificazione logistica è bene che tutti siano agganciati all’organizzazione della Diocesi.
Domenica 16 ottobre annunci in Chiesa ed invito ad iscriversi. In pulman si farà una colletta libera per la carità del Papa.
Poiché Mercoledì 16 è giorno lavorativo, il Vescovo stesso parlerà con la Dirigente scolastica per gli studenti che volessero partecipare.
Il primo step sarà il 31/10.
Vengono evidenziati i problemi che stanno emergendo con Fontenuovo e le Scuole Cattoliche in quanto il Comune continua a tagliare le integrazioni alle rette.
Per gli oratori poi, dopo l’ultima rata di euro 15.000,00 di questo anno, l’anno prossimo il contributo sarà pari a “0”.
Servono un prete o un diacono e due laici per il Consiglio Pastorale Diocesano. Viene indicato Don Luigi Stella come prete, Giancarlo Pecetti come diacono, sua moglie Maria Luisa e Bernardini Ilaria.
Don Francesco Verzini viene indicato, insieme a Padre Massimo Vedova, come rappresentante della prima zona nell’equipe della Pastorale Giovanile.
Quest’ultima sottolinea l’importanza di lavorare sulla formazione.
Don Alessandro Scarda, animatore vocazionale della Pastorale Giovanile, aiuterà i giovani a scoprire “il sogno di Dio” per la propria vita.
Verranno fatti incontri tra fidanzati giovani e Pastorale Familiare. Un gruppetto di giovani motivati sarà invitato a fare un’esperienza missionaria in Kosovo e Malawi. Ad agosto la Pastorale Giovanile organizzerà un pellegrinaggio in Terra Santa.
Viene ricordato che l’abbazia di Monte Morcino è luogo d’incontro per i giovani e dispone di 50 posti letto.
Il 26/10 il Papa sarà ad Assisi per l’incontro interreligioso.
Il Vescovo sottolinea l’importanza degli esercizi spirituali per il clero che si terranno dal 16 al 21/1/2012, saranno predicati da Mons. Menichelli e per i quali il luogo proposto è Campello sul Clitunno.
Il prossimo incontro è il 3/11 a Fontenuovo alle ore 10.30.

p.Il Vicario Zonale
     Maria Luisa                                                                                   Perugia,12 ottobre 2011

 

NUNTIUM PERUSINUM

N. 193 - 1 OTTOBRE 2011
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AGENDA DELL’ARCIVESCOVO
OTTOBRE 2011
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Martedì 4 ottobre
17.30 Messa a San Francesco al Prato, Perugia
Mercoledì 5
Mattino: Pistoia: Incontro con i Rettori dei Seminari della Toscana
Pomeriggio: Perugia - Incontro con i vicari per la preparazione del pellegrinaggio diocesano del 16 Novembre a Roma
Giovedì 6
15.00 - Perugia, Ospedale S. Maria della Misericordia - Convegno "In ascolto della sofferenza, camminando insieme, per costruire una città solidale". In occasione dei 25 anni dalla nascita dell’Associazione Perugina di Volontariato
Venerdì 7
09.00 - Sacro Convento di Assisi - "Lo studio della teologia in Italia", convegno a 40 anni dalla fondazione dell’Istituto teologico
16.00 - Perugia - chiesa di San Filippo Neri - Cavalieri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme: firma delle promesse dei nuovi Cavalieri e Dame ammessi all’Ordine
21.00 - Perugia - Cattedrale - Veglia di preghiera dei Cavalieri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme
Sabato 8
15.30 – Cattedrale: Solenne cerimonia di investitura dei nuovi 141 Cavalieri e Dame dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, provenienti da Umbria, Toscana e Marche.
Domenica 9
09.30 – Bagnaia: Celebrazione della Confermazione
11.15 - Castiglione del Lago: ingresso in Parrocchia di don Paolo Cherubini
18.00 - Ponte San Giovanni: ingresso in Parrocchia di don Gianluca Alunni
Lunedì 10
08.00 - Chiesa di Santo Stefano, Perugia - Messa e "mandato" ai giovani che porteranno ai loro coetanei l’invito a partecipare alla settimana (10-14 ottobre) di iniziative promosse da Pastorale Giovanile e Pastorale universitaria a sette mesi dalla "Missione Giovani"
18.30 - Casa Sacro Cuore - Perugia- Consulta diocesana di Pastorale familiare
Mercoledì 12
11.00 - Assisi - Messa con i Cappellani militari d’Italia nella Basilica di S. Maria degli Angeli
22.00 - Perugia - Saluto ai giovani universitari invitati dalla Pastorale Universitaria e Pastorale giovanile a "Uni-Pg in festa" al bar Village
Giovedì 13
09.30- Montemorcino: Ritiro del clero
21.00 – Perugia, Oratorio di Santa Cecilia: Conferenza su J. H. Newmann di A. Pieretti
Venerdì 14
12.00 - Casa Sacro Cuore: Santa Messa con le animatrici della Missione
19.00 - Montemorcino: Incontro con i Capi AGESCI della Zona Etruria
Sabato 15
18.00 - Città della Pieve: Celebrazione della Confermazione