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sabato 14 maggio 2011

LA LITURGIA DEL GIORNO-15 MAGGIO 2011-













Colore liturgico: Bianco -

Antifona d'ingresso
Della bontà del Signore è piena la terra;
la sua parola ha creato i cieli. Alleluia. (Sal 33,5-6)

Colletta
Dio onnipotente e misericordioso,
guidaci al possesso della gioia eterna,
perché l’umile gregge dei tuoi fedeli
giunga con sicurezza accanto a te,
dove lo ha preceduto il Cristo, suo pastore.
Egli è Dio, e vive e regna con te...

PRIMA LETTURA (At 2,14.36-41)
Dio lo ha costituito Signore e Cristo.

Dagli Atti degli Apostoli
[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».
All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?».
E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro».
Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.
Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 22)
Rit: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

SECONDA LETTURA (1Pt 2,20b-25)
Siete tornati al pastore delle vostre anime.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca; insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia.Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia;
dalle sue piaghe siete stati guariti.Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore
e custode delle vostre anime.
Parola di Dio

Canto al Vangelo (Gv 10,14)
Alleluia, alleluia.
Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
Alleluia.

VANGELO (Gv 10,1-10)
Io sono la porta delle pecore.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Preghiamo il Signore perché ci doni la grazia di seguire Gesù, buon pastore, lungo le strade che egli ci indica con la sua parola e il suo esempio.

Preghiamo dicendo: Ascoltaci Signore.

1. Perché il Papa, i Vescovi e i sacerdoti, pastori del popolo di Dio, ci conducano sulle vie indicate da Cristo, dando testimonianza di fedeltà al Signore. Preghiamo.

2. Perché coloro che guidano le nazioni si spendano per la pace e la giustizia, vivendo con onestà e passione la ricerca del bene comune. Preghiamo.

3. Perché i cristiani sappiano resistere alle tentazioni degli idoli e confessino Gesù Cristo come unico Signore della loro vita. Preghiamo.

4. Perché i giovani trovino, nella comunità dei credenti, adulti nella fede che li sappiano accompagnare in un’esperienza profonda di incontro con Cristo. Preghiamo.

5. Perché la nostra comunità sia un luogo dove la voce di Gesù viene ascoltata, amata e seguita. Preghiamo.

O Padre, ascolta le nostre preghiere e rendici attenti alla chiamata del tuo Figlio, perché seguendo la sua voce possiamo trovare la comunione con te. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte
O Dio, che in questi santi misteri
compi l’opera della nostra redenzione,
fa’ che questa celebrazione pasquale
sia per noi fonte di perenne letizia.
Per Cristo nostro Signore.

PREFAZIO PASQUALE IV
La restaurazione dell’universo per mezzo del mistero pasquale

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore,
e soprattutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.
In lui, vincitore del peccato e della morte,
l’universo risorge e si rinnova,
e l’uomo ritorna alle sorgenti della vita.
Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,
l’umanità esulta su tutta la terra,
e con l’assemblea degli angeli e dei santi
canta l’inno della tua gloria: Santo...

Antifona di comunione
È risorto il buon Pastore,
che ha dato la vita per le sue pecorelle,
e per il suo gregge è andato incontro alla morte. Alleluia.

Preghiera dopo la comunione
Custodisci benigno, o Dio nostro Padre,
il gregge che hai redento
con il sangue prezioso del tuo Figlio,
e guidalo ai pascoli eterni del cielo.
Per Cristo nostro Signore

MEDITAZIONE

L'Eucaristia di oggi è costellata dell'immagine di Gesù buon Pastore. Spesso san Giovanni, nel suo quarto vangelo, ci presenta Gesù - di solito utilizzando le sue stesse parole - attraverso immagini molto ricche e coinvolgenti: agnello immolato che toglie il peccato del mondo; via, verità e vita; luce che illumina quelli che stanno nelle tenebre; fonte di acqua viva per tutti quelli che hanno sete; pane disceso dal cielo per dare vita all'umanità... Oggi ce lo presenta nella figura di buon Pastore e di porta dell'ovile. Tutte questi immagini trovano la loro ragion d’essere e la loro spiegazione nelle ultime parole del vangelo di oggi: "io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza".


(Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla")


La parabola-allegoria del buon Pastore ha un grande interesse ecclesiologico. La Chiesa di Cristo è come un gregge spirituale al quale tutto il mondo è chiamato. Condotto da un solo Pastore (Cristo), vive la stessa vita soprannaturale (la grazia) e si alimenta agli stessi pascoli (parola di Dio e sacramenti). Tra il Pastore supremo e guardiano del gregge e le pecore, esiste una mutua relazione di simpatia e di amore effettivo, una vita intima di famiglia. Tutto il gregge trae vantaggio dalla morte del Pastore che ha dato liberamente la sua vita per le pecore. Risorto dai morti, continua ad avere influenza su di loro servendosi normalmente di altri pastori che, uniti sacramentalmente a lui e a lui subordinati, rendono presente ed efficace la sua azione redentrice.

Le figure del vangelo di oggi (porta e pastore) esprimono la funzione salvifica e mediatrice di Gesù ed anche il suo stile di servo sacrificato che dà la vita per le sue pecore. Gesù è l'unico mediatore tra Dio e gli uomini (1Tm 2,5); solo attraverso lui la vita e la luce raggiungono gli uomini, e gli uomini raggiungono la salvezza ed il Padre. Gesù non ammette nessun concorso di altri in questa funzione; tutte le altre mediazioni - perfino quella singolare di Maria - sono derivate ed analogiche. E da qui derivano due conseguenze:

a) Chi si avvicina al gregge con buone intenzioni non salta il muro di cinta dell'ovile, ma entra per la porta. Questo vuole essere un richiamo, innanzitutto, ai ministri che presiedono le comunità ecclesiali nel nome di Gesù. Saranno "buoni pastori" - cioè, segni e sacramenti autentici di Gesù-buon Pastore - solamente se si avvicinano ai fedeli e alle comunità passando per Gesù, mantenendosi uniti a lui ed imitando il suo zelo e spirito di servizio.
Questo implica: conoscere le pecore, guidarle, andare davanti ad esse, proteggerle dai pericoli e difenderle dei nemici, alimentarle con buoni pascoli, perfino sacrificarsi per esse, se fosse necessario, dando la vita.

b) Queste immagini sono anche un richiamo ed un avvertimento per tutti i membri delle comunità ecclesiali (pecore e pastori). "Se uno entra attraverso di me... troverà pascolo" (vangelo). Cioè, solo attraverso Gesù, pecore e pastori troveremo la vita e la salvezza: "pascoli erbosi", "rinfranca l’anima mia", "il giusto cammino"... (salmo responsoriale). Questi pascoli li troviamo, soprattutto, nella celebrazione dell'eucaristia: nella parola di Dio che ascoltiamo, e nel corpo di Cristo che riceviamo nella comunione. Se Gesù è il "pastore e custode delle vostre vite" (2ª lettura), tutti noi, che siamo membri del Popolo di Dio, dobbiamo sforzarci di conoscerlo ogni giorno di più, di ascoltare la sua voce e di seguirla facendo quello che egli fa o quello che ci chiede di fare.

(Fare il bene sopportando con pazienza la sofferenza)


"Entrare per la porta" e "seguire il buon Pastore" normalmente non è mai un buon affare, umanamente parlando. A volte implica incomprensioni, critiche, scherno, magari perfino persecuzioni, come capitava a quegli schiavi ai quali si rivolge Pietro (2ª lettura).
Eppure, anche in queste situazioni noi cristiani dobbiamo imitare Cristo, che "ci ha lasciato un esempio affinché ne seguiamo le orme" (2ª lettura).
San Pietro - contrariamente a quello che potrebbe sembrare - non ci predica una rassegnazione passiva di fronte alla sofferenza ingiusta. Vuole insegnarci che se qualche volta ci vediamo afflitti dalla prova, dobbiamo tener presente che la partecipazione volontaria e gioiosa alle sofferenze di Cristo è la vocazione più grande alla quale un cristiano può essere chiamato da Dio. Perché la sofferenza si trasforma in grazia ed in partecipazione all'opera salvifica di Cristo quando è sopportata con pazienza, con abbandono fiducioso nelle mani di Dio e sapendo dargli una dimensione redentrice. Noi cristiani siamo chiamati ad operare il bene nei confronti di quanti soffrono, ma anche ad operare il bene con la nostra sofferenza.
Gesù Cristo, Agnello di Dio e buon Pastore che ora si immolerà sacramentalmente per noi sull'altare, ci aiuti ad essere buoni agnelli del suo gregge affinché un giorno possa essere anche la "porta" che ci conduce ai "pascoli erbosi del tuo regno" (Dopo la comunione).

JOSEP M. GUIX Vescovo di Vic

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